L’impatto dell’incertezza politica italiana sugli investitori internazionali
Luca Raffellini, Vice President e Head of Business and Financial Services di Frost & Sullivan, analizza la situazione politica italiana e in particolare l’impatto che questa ha avuto nelle scorse settimane e che avrà nel prossimo futuro sui mercati e gli investitori internazionali.
Le elezioni di inizio marzo in Italia hanno proiettato sulla scena partiti con una forte impostazione euroscettica. In un primo momento, sorprendentemente, gli investitori internazionali hanno risposto in modo limitato alla situazione politica piuttosto critica e che non sembrava dare spazio alla formazione di un governo in tempi brevi.
“Ora invece, dopo che le due forze politiche che hanno ottenuto la maggioranza hanno stilato un chiaro accordo, i mercati si sono svegliati” commenta Luca Raffellini, “gli investitori internazionali, oltre alla cerchia specializzata degli analisti bancari, stanno penalizzando fortemente gli asset italiani”.
Per quanto riguarda il mercato obbligazionario, lo spread (definito come il differenziale tra BTP decennali rispetto ai Bund tedeschi) è volato a 300 punti in pochi giorni, per poi riabbassarsi.
“Nonostante lo spread sia molto alto non è comunque ancora a livelli preoccupanti, i rendimenti dei BTP sono solo una delle metriche che valutano la stabilità economica di uno stato, ed è più un sintomo che una causa” continua Raffellini, “è sicuramente un indicatore utile per comprendere la situazione ma non ci dice se il timore degli investitori è l’insolvenza, il rischio valutario, la preoccupazione per la crescita del PIL o altro. Siamo comunque molto lontani dai 600 punti, valori raggiunti nel 2011 con la crisi dell’euro”.
Il dibattito di questi giorni è focalizzato anche sull’euro e sulla preoccupazione per una possibile uscita dall’Unione Europea della sua terza economia. “L’uscita dell’Italia dall’eurozona è uno scenario possibile in linea di principio ma estremamente improbabile nella pratica. Sicuramente non è “priced in” cioè le correzioni dei mercati non lo riflettono, nè su azioni nè su obbligazioni, e certamente non nel forex” commenta Luca Raffellini.
“Da tutte le conversazioni fra Frost & Sullivan e i nostri clienti la tesi d’investimento che sembra prevalere si articola su tre valutazioni: La Brexit ha innegabilmente mostrato che districarsi dalla struttura europea è lungo e difficoltoso, quindi un ritorno alla Lira richiederebbe molto tempo; il danno economico inflitto sarebbe così evidente che un governo che tenti un Euroexit vedrebbe un ritorno alle urne molto prima che il processo possa essere completato”.