Le materie prime da tempo non sono più popolari tra gli investitori, ma di recente hanno goduto di buone performance, superando gli indici azionari per la prima volta dopo molti anni. L’aumento della domanda incrociata di materie prime da parte della Cina, la maggiore disciplina dell’offerta nel settore petrolifero e gli impegni governativi per mantenere il sostegno economico fiscale sono stati tutti fattori importanti.
In molti si chiedono se ci troviamo nella fase iniziale di un nuovo super ciclo per le commodity. Noi e un numero sempre maggiore di investitori vediamo diverse somiglianze strutturali tra la fase attuale e i primi anni 2000, ovvero l’ultima volta in cui le commodity hanno visto i prezzi salire su livelli record.
Oggi, come allora, abbiamo visto un significativo sottoinvestimento nell’offerta di commodity, con i settori oil&gas e di estrazione con capex in calo del 40% dal 2011. Nei primi anni 2000 la Cina rappresentava un’importante fonte di crescita della domanda di commodity. Oggi, potremmo essere all’inizio di un periodo senza precedenti di investimenti globali coordinati per facilitare la transizione energetica e ciò potrebbe innescare un’accelerazione nella domanda di materie prime.
Vi sono anche differenze tra i due periodi. Oggi il focus sul cambiamento climatico probabilmente limiterà gli investimenti in combustibili fossili, anche se i prezzi saliranno, creando uno shock storico sul lato dell’offerta. Inoltre, l’aumento delle tensioni geopolitiche sta portando a un periodo in cui la resilienza delle catene di approvvigionamento e l’accumulo di scorte strategiche potrebbero rafforzare la domanda, dall’agricoltura ai metalli.
Alla luce di ciò, riteniamo ci siano cinque motivi chiave per cui le commodity vedranno una crescita, e quindi per cui gli investitori dovrebbero considerare questo settore.
1. Le commodity sono convenienti
Le valutazioni delle commodity sono convenienti, non solo rispetto ad altri asset come l’azionario, ma anche su base storica. Vale la pena notare che quando le commodity sovraperformano, lo fanno abbondantemente. Via via che ci avviciniamo a un mondo post-Covid, i governi in tutto il mondo stanno adottando una combinazione di politiche fiscali e monetarie che saranno molto positive per le commodity.
2. Inflazione in arrivo
Negli ultimi 12 mesi le banche centrali hanno risposto alla crisi da Covid-19 con una combinazione non convenzionale di politiche monetarie e fiscali, con velocità e portata senza precedenti.
Alcuni Paesi hanno ora livelli di deficit fiscale in eccesso del 15% rispetto al Pil, una situazione che non si vedeva dal tempo di guerra. In questo contesto, le politiche inflazionistiche sono molto più attraenti. Riteniamo che la combinazione di politiche fiscali e monetarie aggressive implichi che l’inflazione sia in arrivo, e ciò sarà positivo per i prezzi delle commodity.
3. La domanda di commodity è destinata a crescere
La transizione energetica farà crescere la domanda di metalli nei prossimi anni, come per esempio il rame, utilizzato per le batterie dei veicoli elettrici e per le relative infrastrutture di ricarica.
Anche la domanda per le commodity agricole, come mais, soia e carne di maiale dovrebbe aumentare, guidata in gran parte dalla Cina. La disruption delle catene di approvvigionamento posta dalle restrizioni introdotte durante la crisi da Covid-19 ha portato diversi Paesi a inaugurare piani di lungo termine per la costruzione di riserve alimentari strategiche, volte a ridurre la dipendenza dalle importazioni.
4. I sottoinvestimenti potrebbero innescare il nuovo ciclo per le commodity
I sottoinvestimenti precedono sempre un nuovo ciclo per le commodity. Per esempio, gli investimenti nelle principali società di petrolio e gas si sono ridotti del 52% tra il 2013 e il 2020, mentre la spesa in conto capitale dell’industria del rame ha visto un calo del 44% tra il 2012 e il 2020.
L’unico fattore che potrebbe stimolare nuovi investimenti in questi settori è un aumento dei prezzi. Anche se solo la metà della domanda attesa si verificasse, l’offerta si dimostrerà insufficiente, spingendo i prezzi al rialzo e stimolando gli investimenti.
5. Il dollaro dovrebbe deprezzarsi nei prossimi anni
L’intervento della Fed per supportare aziende e consumatori durante la crisi ha arrestato l’apprezzamento del dollaro. Le preoccupazioni riguardo al ‘doppio deficit’ degli USA (fiscale e delle partite correnti) hanno contribuito a indebolire il biglietto verde, e ci aspettiamo che questo trend continuerà nei prossimi anni. Inoltre, lo status di valuta di “riserva” del dollaro potrebbe iniziare a venire meno, mentre l’euro sembra destinato a guadagnare in forza e importanza, via via che i leader europei adottano un approccio più proattivo nello stimolare l’attività economica.
Un dollaro più debole è sicuramente positivo per le commodity che, sebbene prodotte in gran parte nei mercati emergenti, sono generalmente prezzate in dollari.
Commodity e fattori ESG
Alcuni investitori attenti ai fattori ESG potrebbero essere riluttanti all’idea di investire in commodity, viste le preoccupazioni riguardo al loro impatto ambientale.
Tuttavia, è importante sottolineare che alcune di queste (soprattutto i metalli) sono essenziali per garantire la transizione energetica. Un’offerta insufficiente di rame o nickel sarebbe problematica per lo sviluppo delle batterie per i veicoli elettrici o per la connessione dei parchi solari e delle turbine eoliche alla rete elettrica.
Inoltre adottando un approccio attivo gli investitori attenti ai criteri ESG possono fare engagement con le aziende nel settore e contribuire a guidare il cambiamento. Infine, le commodity continuano a essere una necessità e sono spesso essenziali per il funzionamento dell’economia globale.