I mercati azionari globali e gli altri principali mercati hanno subito l’influenza delle quotazioni del greggio. Tuttavia, la recente correlazione tra il prezzo del greggio e la performance del mercato azionario è anomala. La correlazione giornaliera tra i prezzi spot del WTI e l’indice S&P500 è quasi raddoppiata rispetto alla media di lungo periodo e al momento si attesta a livelli propri di una recessione.
Storicamente, tuttavia, il crollo del prezzo del greggio ha avuto un impatto positivo sull’economia globale, dato l’effetto redistributivo del potere d’acquisto dai Paesi produttori ai Paesi consumatori. Adesso, invece, i mercati hanno deciso di focalizzarsi sugl’immediati effetti negativi di un prezzo del greggio inferiore, senza guardare ai potenziali futuri risvolti positivi.
Con il sell-off sui mercati che continua a estendersi, diventa sempre più difficile trovare un riscontro sui fondamentali per i movimenti di mercato. Anche i settori che non sono influenzati dal prezzo del greggio e che subiscono solo marginalmente l’influenza della Cina come, ad esempio, l’Healthcare (-11% da inizio anno), si stanno muovendo all’unisono con il resto del mercato.
Da un punto di vista macroeconomico, seppure le condizioni di crescita globali siano state deludenti rispetto alle aspettative del consenso, queste non si stanno deteriorando in maniera coerente con I movimenti dei mercati. I settori più sensibili nell’economia mondiale come, ad esempio, il comparto manifatturiero, suggeriscono l’avvicinarsi di un periodo di stasi piuttosto che di una recessione.
Non conviene liquidare titoli azionari
Fondamentalmente, l’impostazione delle politiche economiche nelle economie avanzate rimane di supporto, in particolar modo in Europa e in Giappone. Secondo i sondaggi più recenti della Bce, il mercato dei prestiti e la domanda di credito continueranno a migliorare quest’anno.
Perciò un livello di supporto sarà probabilmente trovato grazie a una commistione di stabilità dei dati macroeconomici e la percezione di mercati oversold. Fortunatamente, noi sospettiamo che i dati macro saranno di supporto, almeno per quanto riguarda i Paesi del G3 (Stati Uniti, Eurozona, Giappone), anche se restiamo cauti riguardo a possibili sorprese negative in Cina.
In termini di gestione del portafoglio, quindi, liquidare in questo momento i titoli azionari porterebbe solo all’effetto indesiderato di portare a bilancio le perdite perdendo, contestualmente, la possibilità di partecipare al rimbalzo tanto suggerito dai dati fondamentali.
In quest’ottica, infatti, la nostra strategia si basa sul non prendere decisioni affrettate per limitare il rischio. Invece, siamo più inclini a ricollocarci nuovamente, in maniera tattica, sull’azionariato globale quando noteremo una diminuzione delle pressioni sui mercati.