Il mantra delle banche centrali come unica possibilità si applica perfettamente alla BCE di Draghi.
Quando Draghi ha assunto l’incarico a Francoforte nel 2011, l’Europa stava barcollando, mentre gli eccessi pre-crisi si palesavano nei segmenti del real estate, della finanza e della finanza pubblica. Tale situazione è stata ulteriormente aggravata dalle ampie misure di austerity, pensate per far fronte all’aumento dell’indebitamento.
Quando la crescita è crollata, i costi di finanziamento per i Titoli di Stato europei sono saliti vertiginosamente (ad esclusione della Germania), mettendo a rischio il futuro della moneta unica.
L’eredità di Draghi
La famosa frase di Draghi “whatever it takes” ha salvato l’Eurozona permettendo alla BCE di diventare un creditore di emergenza credibile, un aspetto fondamentale per qualsiasi banca centrale.
Gli spread dei Titoli di Stato si sono ristretti da allora, generando turbolenze a livello politico, con la BCE guidata da Draghi che iniettava liquidità nelle banche, acquistava Titoli di Stato e bond societari, portando i tassi di interesse in territorio negativo.
Durante il mandato di Draghi il target di inflazione non è stato raggiunto – sarebbe stato un compito forse impossibile, data la significativa riduzione dell’indebitamento nell’Eurozona e i trend demografici sfavorevoli.
La sua eredità è la sopravvivenza della moneta unica durante il periodo più difficile dalla sua introduzione, ottenuta facendo ricorso a metodi che in passato erano tabù per una Banca Centrale impregnata dalle tradizioni della Bundesbank.
Passaggio di consegne
Lo scettro ora passa alla ‘venerabile’ Christine Lagarde, che dovrà affrontare un diverso insieme di sfide. Un’economia aperta come quella dell’Eurozona è molto esposta ai capricci del commercio globale e dell’instabilità politica – il modello di crescita europeo basato su risparmi elevati non può funzionare in un contesto di guerra commerciale.
L’Europa non può più permettere che la BCE sia l’unica soluzione a cui potersi appigliare per non rischiare una recessione, quindi il compito della nuova Presidente sarà quello di incoraggiare i governi ad essere più attivi per quanto riguarda le politiche fiscali volte a sostenere la domanda domestica.
Questo dovrebbe essere un obiettivo raggiungibile, con gli investitori disposti a prestare capitale ai governi dei Paesi – dalla Germania alla Grecia – a tassi di interesse negativi. Tuttavia, ciò rappresenterà una rivoluzione per molti governi europei e pertanto Christine Lagarde dovrà fare ricorso a tutto il suo acume politico.