Mentre il Congresso degli Stati Uniti si prepara per la pausa estiva, la ricerca di un accordo sull’estensione dell’attuale pacchetto fiscale o l’introduzione di un nuovo pacchetto è fondamentale, dato che i guadagni occupazionali degli Stati Uniti sono in fase di stallo.
La crisi economica è ancora evidente in Europa, dagli ultimi numeri sul PIL. In Spagna, ad esempio, il PIL del secondo trimestre è sceso del 22,1%, ovvero del -18,5% trimestre su trimestre. Le stime di Francia e Italia vanno nella stessa direzione, mentre la Germania ha registrato un calo inferiore, pari al -10%.
La situazione non è delle migliori nemmeno negli Stati Uniti, dove i guadagni occupazionali sembrano essersi bloccati.
Anche la ripresa economica a V sembra ormai un’ipotesti lontana. A questo si aggiunge una più sostenuta ondata di Covid-19 in Europa – bassa rispetto agli Stati Uniti, ma comunque preoccupante. Regno Unito, Spagna e Germania hanno ritirato alcune delle misure di riapertura, anche se ci troviamo di fronte a lock-down localizzati e limitati.
In queste circostanze, l’oro è una copertura contro l’inflazione o uno strumento di rischio? Al momento sembrerebbe prevalere il secondo caso. Dal 2018 l’oro ha visto un notevole incremento, ma l’inflazione è rimasta contenuta.
Poiché riteniamo che non sarà un tema ancora per un po’, è sbagliato a nostro avviso usare l’argomento “inflazione” per spiegare perché l’oro abbia avuto un trend rialzista nelle ultime settimane.
Con la diminuzione dei rendimenti dei Treasury, il costo/opportunità di possedere dell’oro si riduce. Se a questo si aggiungono la continua incertezza del mercato e la debolezza del dollaro, si capisce perché il prezzo dell’oro potrebbe toccare a breve i 2.000 dollari l’oncia. Gradualmente, i rendimenti reali e l’oro tendono a muoversi in tandem; quando i rendimenti reali diventano più bassi il dollaro si indebolisce, e a sua volta fa salire il prezzo dell’oro.
Se si aggiunge lo stimolo senza precedenti della FED, si può capire perché l’attrazione verso il dollaro sia diminuita, con l’oro a compensare. Non peseremo negativamente il dollaro, ma sicuramente negli ultimi mesi è stato sotto pressione. Dovesse esserci un altro periodo di rischio, potremmo benissimo vedere sia l’oro che il dollaro muoversi di pari passo, con gli investitori che fuggono verso i tradizionali beni rifugio.
Nel breve periodo sarà necessario il raggiungimento di un accordo da parte del Congresso USA che mantenga, almeno per il momento, l’attuale livello di sostegno, oppure che introduca un nuovo pacchetto. Una risoluzione è fondamentale per il sentiment e, a questo proposito, il mercato sta logicamente prezzando una sorta di accordo. Se non si dovesse raggiungere, e il Congresso non delibererà, potrebbe essere il fattore scatenante per un sell-off ad agosto. Non è nell’interesse di nessuno che questo accada, quindi al momento è stato scontato.
Nel complesso, le nostre strategie a reddito fisso continuano a concentrarsi sulla qualità e sulla durata. A questo punto sembra prematuro andare su crediti più deboli in previsione della seconda tappa del rally.