La settimana scorsa la Banca Centrale Europea (BCE) ha fornito maggiori dettagli sul programma di acquisto di corporate bond che inizierà a giugno. Ma ancora prima che siano iniziati gli acquisti sono già emerse delle distorsioni e sono stati sollevati dei timori circa le conseguenze di lungo periodo derivanti dalla presenza sul mercato di un grosso acquirente insensibile all’andamento dei prezzi.
A nostro avviso, la BCE offre un forte supporto tecnico a questa classe di attivi, ma gli investitori devono comunque focalizzarsi sui fondamentali ed essere selettivi.
Da quando la BCE annunciò a marzo l’intenzione di includere i bond corporate negli acquisti mensili, questa asset class ha registrato un rally eccezionale. Anche se non sappiamo ancora quanto comprerà l’Eurotower, ora abbiamo più dettagli sui titoli acquistabili.
La portata è maggiore di quanto stimato inizialmente e copre un range di scadenze molto ampio, dai sei mesi ai 30 anni, oltre a includere bond assicurativi senior, crediti crossover (con almeno un rating investment grade) e bond emessi da aziende filiali le cui società madri non si trovano nell’area euro. Di conseguenza, l’ammontare totale che la BCE potrebbe comprare aumenta. Ciò ha dato una nuova spinta al rally, anche se contemporaneamente sta creando delle sfide e dei rischi.
La liquidità già scarna sul mercato è peggiorata, con gli investitori che si affrettano a comprare prima dell’ingresso della BCE.
La domanda è talmente forte da aver superato l’offerta, anch’essa in aumento. Più preoccupanti ancora sono le distorsioni di mercato causate dalla sovraperformance dei bond acquistabili dall’Eurotower, in quanto il rapporto tra valore e fondamentali è sempre più tirato. Se questo trend continuasse, gli investitori potrebbero doversi chiedere se vengono retribuiti per i rischi.
Queste dinamiche di mercato creano opportunità per noi gestori attivi. Inclusa l’esposizione ad alcuni CDS piuttosto che ai bond. Oppure, adottare una prospettiva di lungo periodo e aumentare l’esposizione ai corporate denominati in euro ma domiciliati fuori dall’Eurozona, in quanto lì gli spread sono più alti rispetto ai fondamentali. La conclusione è che gli investitori devono prendere atto dell’impatto dei fattori tecnici, senza però che ciò voglia dire ignorare i fondamentali.