In uno scenario economico complesso come quello attuale, caratterizzato dall’incertezza geopolitica e dalle conseguenze di una crisi pandemica durata oltre due anni, le banche centrali sembrano disposte a tollerare un rischio di rallentamento dell’economia pur di reagire in modo deciso alle pressioni inflazionistiche, a lungo considerate transitorie, valutazione che ha contribuito all’innegabile ritardo nelle azioni di politica monetaria.
Segnali di un rallentamento della crescita stanno arrivando sia dalle economie avanzate che da quelle emergenti e a livello globale si sta iniziando a percepire il peso dell’inasprimento delle condizioni finanziarie, in particolare nei settori dei beni durevoli (ad esempio, abitazioni ed automobili). Un soft landing sembra ormai purtroppo improbabile e la combinazione di un’inflazione persistentemente elevata e una crescita in decelerazione potrebbe condurre a una contrazione economica in termini reali nei prossimi 12-18 mesi, con conseguente recessione tecnica sia negli Stati Uniti che in Europa.
Come posizionarsi sulle obbligazioni
Dato il contesto, a livello di aree delle obbligazioni, attualmente sembra opportuno posizionarsi in modo conservativo. La dispersione tra le obbligazioni è in aumento e rimane fondamentale essere selettivi, mentre le opportunità di trading “top down” sono rare e difficili. A livello geografico, meglio preferire gli Stati Uniti all’Europa e, nonostante l’importante inversione di tendenza registrata dai mercati emergenti, è ragionevole sospettare che in un momento di maggiore avversione al rischio tali titoli possano soffrire ulteriormente. In termini di comparti, nell’universo non governativo è preferibile mantenere un sovrappeso sulle obbligazioni societarie e su selezionati settori cartolarizzati, dove la qualità è elevata e il rischio di liquidità basso. Esprimere preferenze settoriali di ampio respiro è complesso, ma attualmente sembra opportuno rivalutare l’esposizione ai titoli del settore energetico la cui performance è già stata molto solida. Indipendentemente dal settore, è necessario però rimanere cauti nei confronti delle società che presentano una maggiore pressione sui margini e prestare più che mai attenzione alla selezione dei singoli titoli.
L’interesse verso strategie unconstrained e titoli cartolarizzati
Data la crescente volatilità dei tassi di interesse e degli spread creditizi, il desiderio di flessibilità spesso spinge l’interesse degli investitori verso strategie unconstrained, che consentono una maggiore flessibilità rispetto alle strategie tradizionali, poiché non essendo vincolate ad un benchmark, i rischi di tasso e di credito possono essere gestiti in modo più flessibile. Inoltre, queste strategie possono concentrarsi maggiormente sulla selezione dei titoli “bottom up” e sulla protezione dalle inversioni di tendenza rispetto alle strategie tradizionali, il che è particolarmente importante in periodi di volatilità come quello che stiamo vivendo.
Un’importante fonte di diversificazione all’interno di un portafoglio non vincolato è poi rappresentata dalle cartolarizzazioni, il cui mercato ha dimensioni e portata considerevoli ed appare oggi molto diverso rispetto al 2008: le strutture delle transazioni sono più solide e coerenti, la sottoscrizione a livello di prestito è migliore ed i dati relativi ai titoli e ai loro sottostanti sono ampiamente disponibili. È preferibile collocare titoli cartolarizzati di alta qualità all’interno di portafogli non vincolati perché rappresentano una fonte stabile di rendimento e possono beneficiare dell’inflazione elevata, dell’aumento dei tassi e della stabilità dei consumi negli Stati Uniti.
Entrambe le strategie unconstrained di Payden & Rygel (Payden Absolute Return e Payden Multi Asset Credit) si muovono dinamicamente tra i vari settori e investono in un’ampia gamma di titoli di Stato, societari, cartolarizzati e dei mercati emergenti a tasso fisso e variabile, appartenenti sia ai mercati sviluppati che a quelli emergenti.
Considerando il fatto che la rara combinazione dell’aumento dei tassi e dell’ampliamento degli spread creditizi ha determinato il peggior semestre della storia dal punto di vista del rendimento complessivo nel reddito fisso, la strategia Payden Absolute Return ha comunque sovraperformato quasi tutte le strategie tradizionali a reddito fisso, compresa la maggior parte delle strategie governative non soggette al rischio di credito, registrando una performance in linea con i suoi rendimenti storici durante i periodi di ribasso. Questi motivi spingono a rimanere ottimisti sulle prospettive di rendimento future.