Obbligazioni, le valutazioni favoriscono gli investimenti nei mercati emergenti
Dopo un 2022 difficile, gli investitori possono ora trarre vantaggio dalle obbligazioni dei mercati emergenti (EM), una classe d’investimento sottoutilizzata ma che offre diversificazione e rendimenti interessanti. L’allocazione delle obbligazioni EM nei portafogli istituzionali è, secondo la nostra esperienza, ancora limitata: rappresenta, infatti, circa il 4-6%. Eppure, l’universo del debito dei mercati emergenti è molto ampio: secondo quanto stimato da J.P. Morgan, l’intero stock si attesterebbe attorno ai 27 mila miliardi di dollari. E non si parla di un mercato sottosviluppato, come ritengono molti investitori. Gran parte del debito emergente, infatti, è costituito da emittenti Investment Grade, diversificato geograficamente in più di 90 paesi. Se consideriamo l’indice sovrano denominato in dollari J.P. Morgan EMBI Global, quasi il 59% dell’indice è infatti IG, con una percentuale addirittura più elevata per le società EM (66%) e gli EM locali (76%).
La proattività delle banche centrali dei paesi emergenti
Le prospettive favorevoli per le obbligazioni dei paesi emergenti sono corroborate anche alla proattività delle Banche Centrali EM nel corso dell’ultimo anno. I maggiori emittenti sovrani e societari si sono dimostrati resistenti di fronte all’aumento dei tassi d’interesse e all’inasprimento delle condizioni finanziarie. Sebbene l’impennata dell’inflazione nei Paesi emergenti non sia stata provocata da fattori interni, la risposta delle Banche Centrali è stata più tempestiva di quanto non lo sia stata nelle economie avanzate. Durante il recente ciclo di rialzi, le maggiori Banche Centrali degli EM hanno iniziato con i rialzi dei tassi ben prima della Federal Reserve, con risvolti positivi per l’inflazione e la stabilità finanziaria.
Prospettive per le obbligazioni emergenti
La crescita degli EM è stata abbastanza resistente anche a fronte di una situazione sfavorevole legata all’economia cinese nel corso del 2022. Ma con la riapertura del Dragone e la fine della politica “Zero-COVID”, assistiamo a buone prospettive per la crescita cinese, con il settore immobiliare che dovrebbe stabilizzarsi. Questo è un fattore particolarmente importante, poiché i risultati di crescita degli EM sono sempre più legati alla Cina. Anche una eventuale recessione in USA o in Europa più modesta del previsto porterebbe dei benefici alla galassia EM (L’Economic Team di Payden & Rygel non vede comunque una recessione acuta negli Stati Uniti, dato il buon livello di crescita del settore privato). La riapertura della Cina, infine, dovrebbe essere positiva anche per il petrolio e le materie prime, per le quali vediamo un rimbalzo della domanda dopo un periodo di debolezza protratto fin dal 2020.
A livello tecnico, prima del rallydi ottobre-novembre 2022, i gestori delle obbligazioni emergenti detenevano posizioni di liquidità storicamente elevate, con deflussi consistenti per otto mesi consecutivi. Ma così come i dati tecnici hanno esacerbato il sell-off per la maggior parte del 2022, ora potrebbero essere utili nel contesto di una ripresa. Le valutazioni, infatti, favoriscono il debito EM: i vantaggi nell’attuale contesto sono rappresentati da valutazioni convincenti e anche da un’interessante opportunità di reddito a lungo termine. Il tempismo d’ingresso nei bond emergenti, in tale contesto di volatilità, è, allo stesso tempo, un’opportunità e una sfida per gli investitori. Sebbene non sia possibile prevedere il picco dei tassi USA o degli spread EM, esiste un argomento storico a favore delle obbligazioni EM. Quando gli spread sovrani EM superano i 500 punti base rispetto ai Treasury USA, infatti, il rendimento medio annuo triennale è stato dell’8,9%. A questo proposito, per quanto riguarda alcuni titoli sovrani ad alto rendimento, vediamo valutazioni interessanti.
Le opportunità nei mercati locali
Per i mercati locali EM, le opportunità che si prospettano sono brillanti. L’inflazione sembra rallentare, le banche centrali hanno aumentato i tassi di interesse in modo aggressivo e le valute degli EM hanno mostrato una certa resistenza. Le valutazioni del dollaro statunitense, inoltre, sono sotto pressione e l’aggressiva politica di inasprimento monetario da parte della Fed andrà probabilmente rallentando nel corso del 2023. La componente valutaria dei mercati locali può essere soggetta a volatilità, in quanto le banche centrali non si oppongono alla tendenza al deprezzamento delle valute; tuttavia, in molti mercati locali è possibile ottenere un reddito solido anche se si coprono i rischi valutari.