Lo scenario prevalente di mercato vede ora come probabile un incremento della crescita statunitense, sostenuto dalle attese sui benefici fiscali annunciati, i quali, combinati a politiche di de-regolamentazione, dovrebbero creare un contesto più favorevole allo sviluppo delle attività economiche.
Questo è quanto vorrebbe ora il consenso di mercato; siamo certi tuttavia che si possa accantonare del tutto l’ipotesi di uno scenario differente? Le politiche annunciate da Trump in materia commerciale sembrano potenzialmente negative per la crescita globale e potrebbero innescare episodi di risk-off analoghi a quelli che abbiamo vissuto negli ultimi cinque anni. Inoltre, le aspettative di mercato di un miglioramento della crescita sono basate su iniziative i cui frutti potrebbero vedersi soltanto nel corso dei prossimi 12 mesi; ciò nonostante, i mercati obbligazionari hanno già incorporato un rialzo dei tassi di interesse.
A fronte di ciò, è possibile continuare a ritenere che la ripresa globale e negli USA mantenga la sua spinta? In questo momento, la nostra sensazione è che il movimento dei bond sia arrivato “too far, too fast”, dal momento che l’evidenza di un percorso di crescita migliore degli USA è rimandata a quando le iniziative della Presidenza Trump cominceranno ad assumere contorni più definiti.
Da un punto di vista delle scelte di investimento, è bene considerare che, in un contesto di tassi ed inflazione in rialzo, la correlazione negativa tra asset rischiosi e titoli obbligazionari di qualità superiore potrebbe invertirsi e rendere perciò opportuno un aggiustamento della propria esposizione di duration. Un’analoga considerazione vale per il debito dei mercati emergenti, che potrebbero essere soggetti a maggiore volatilità.
Le nostre preoccupazioni vertono intorno al possibile rallentamento della crescita in Cina, con il possibile venir meno degli effetti legati agli stimoli indotti fino ad ora. Dopo due anni di crescita positiva, in Europa pesano le sfide rappresentate dagli eventi politici, a partire da Brexit, che sembrano aver dato maggior spazio ai movimenti anti-globalizzazione.
Di conseguenza il nostro scenario base prevede ancora una crescita moderata ed un’inflazione contenuta. La nostra intenzione è quella di riconsiderare il nostro posizionamento in modo da riflettere una maggior probabilità associata ad un miglioramento della crescita USA, ma ciò che rimane cruciale per noi è mantenerci flessibili per reagire al manifestarsi di uno scenario differente. Le iniziative proposte da Trump per i primi 100 giorni del suo mandato sembrano segnare un’interruzione nel proseguimento delle politiche pro-globalizzazione ed è poco chiaro ancora quale sarà l’esito di questa nuova stagione politica; in virtù di ciò, riteniamo che l’ottimismo riflesso dai mercati in questo momento possa essersi spinto troppo oltre, troppo presto