L’aspetto cruciale su cui si concentra l’attenzione di gestori e trustee nel valutare gli impatti ESG dei portafogli loro affidati sono le emissioni di carbonio. È senz’altro una posizione sensata: la riduzione delle emissioni è una delle più importanti sfide del nostro tempo se vogliamo continuare a vivere su un pianeta abitabile. Ma, ammesso che riusciremo a evitare la catastrofe climatica, che aspetto avrà il mondo del futuro, per quanto abitabile?
Per dare una risposta, occorre capire quanta attenzione dedicheremo nei prossimi anni alla crescente minaccia della perdita di biodiversità, che costituisce una minaccia esistenziale non meno delle emissioni di carbonio. A nostro avviso, è un aspetto da tenere ben presente per stabilire l’allocazione del nostro patrimonio tra investimenti azionari d’impatto.
In che modo la biodiversità protegge il pianeta
Se le emissioni di anidride carbonica possono essere considerate una questione più urgente e pressante, esiste una profonda correlazione tra le emissioni e la perdita di biodiversità, che per il 33% è un effetto del cambiamento climatico. Per produrre un impatto realmente positivo, queste due sfide globali andrebbero affrontate insieme. Il cambiamento climatico storicamente ha catturato più attenzione grazie alla copertura dedicatagli dai mezzi di comunicazione. Ma oggi intere popolazioni vivono il cambiamento climatico sulla propria pelle, con eventi climatici estremi come incendi e inondazioni che stravolgono la loro vita quotidiana.
Aree prive di difese naturali possono essere colpite da incendi boschivi, un fenomeno preoccupante e sempre più diffuso negli ultimi anni. Gli oceani oggetto di pesca intensiva subiscono monocolture forzate che ne danneggiano la biodiversità, oltre a subire altre gravi minacce, come l’inquinamento da plastica. La deforestazione finalizzata a espandere le aree agricole e aumentare la produzione di mais e soia, oltre che per altri usi non forestali, provoca la distruzione di habitat naturali, la perdita di biodiversità e un aumento delle emissioni di anidride carbonica. Combattere queste minacce è naturalmente essenziale per la salute dell’uomo e del pianeta – ma rappresenta anche un’opportunità per gli investitori che operano con un orizzonte d’investimento a lungo termine.
L’impatto della perdita di biodiversità sull’economia globale
L’economia dipende dalla natura. La perdita di biodiversità è un rischio sistemico che influisce sulla stabilità dell’economia globale e delle imprese. Si stima che attualmente il costo associato al degrado degli ecosistemi naturali per l’economia globale ammonti a più di 5.000 miliardi di dollari l’anno (o 5 trilioni di dollari). Le aziende utilizzano risorse naturali come materie prime, per cui la distruzione degli ecosistemi e della biodiversità provoca aumenti e oscillazioni nel costo di questi materiali, oltre a interruzioni delle attività industriali e delle catene di approvvigionamento. Lo sfruttamento delle risorse naturali, l’inquinamento, il cambiamento di utilizzo del mare e del suolo sono i principali fattori alla base di questi rischi finanziari per le imprese.
La riduzione della biodiversità produce anche impatti a livello sociale, ad esempio in termini di accesso all’acqua e al cibo, di servizi igienico-sanitari adeguati, di rischi per la sicurezza e di migrazioni. La perdita di risorse naturali può aggravare questioni sociali legate ai diritti umani, alle condizioni di lavoro e al consumo responsabile, accelerando le diseguaglianze sociali.
La distruzione di ecosistemi è arrivata a un punto critico, e la perdita di biodiversità è un problema della massima urgenza per i governi di tutto il mondo. Affrontando la perdita di biodiversità nelle sue fasi iniziali, la COP 15 della Convenzione sulla diversità biologica si riunirà in Canada nella seconda parte di quest’anno allo scopo di definire un sistema generale per proteggere e ripristinare la biodiversità sulla terra. La bozza di proposta prevede obiettivi a breve e lungo termine, ivi incluso l’impegno a proteggere almeno il 30% del suolo e dei mari del pianeta entro il 2030, puntando a ripristinare, proteggere e rendere resilienti gli ecosistemi di tutto il mondo entro il 2050. Molte indicazioni utili in questa direzione ci vengono anche dagli obiettivi fissati con l’Accordo di Parigi, ma dobbiamo domandarci se l’impegno globale per realizzare tali obiettivi sia sufficiente – e se gli obiettivi stessi siano abbastanza ambiziosi.
In questo momento la perdita di biodiversità è paragonabile alla questione del cambiamento climatico 10-15 anni fa in termini di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e del connesso livello di pressione ad agire sul mondo delle imprese. Oggi assistiamo a uno spostamento dell’attenzione verso la biodiversità, e moltissime aziende in tutto il mondo stanno cercando di affrontare la miriade di problemi causati dalla su perdita. Sia gli investitori (in qualità di amministratori di capitali) che i trustee o i gestori (responsabili dell’allocazione di detti capitali), possono giocare un ruolo importantissimo nello sforzo per ridurre la distruzione della biodiversità. Possono infatti destinare gli investimenti a società che offrono soluzioni e tecnologie utili per affrontare l’urgente necessità di mitigare la perdita di biodiversità e ripristinare gli ecosistemi.
L’opportunità d’investimento e i fattori trainanti
L’enorme danno alla biodiversità di cui siamo testimoni costa all’economia mondiale una perdita pari al 10% della produzione annua. Attualmente si stima che dovremmo investire 8,1 trilioni di dollari entro il 2050 per proteggere e ripristinare la natura, una cifra che rappresenta una grande opportunità d’investimento.
Gli impatti economici e umani della perdita di biodiversità, come la diffusione di malattie, gli effetti sulla produzione di cibo e medicinali, la perdita di turismo e di attività ricreative, gli impatti sulla salute e altro ancora stanno ormai diventando un costo per le aziende, che iniziano a quantificarli come spesa finanziaria.
Anche i consumatori sono sempre più coscienti dell’impatto della perdita di biodiversità. I modelli di consumo sono cambiati, e i consumatori hanno incominciato a spendere di più per marchi percepiti come più virtuosi sulle questioni ambientali. A sua volta, la domanda spingerà le aziende consumer a investire per migliorare il proprio impatto sulla biodiversità. Vi sono anche evidenti incentivi economici per quelle aziende che hanno le competenze necessarie per sviluppare tecnologie e soluzioni innovative finalizzate a proteggere le risorse naturali.
Tanto più la perdita di ecosistemi colpisce la crescita economica, quanto più è probabile che i governi promulghino norme atte a incentivare l’azione, imponendo standard minimi alle imprese e alle rispettive catene di approvvigionamento. Molte aziende sono già impegnate ad affrontare le più pressanti sfide globali che minacciano la biodiversità. Queste società contribuiscono in qualche modo a limitare la perdita di biodiversità, o a ripristinare gli ecosistemi attraverso la loro offerta di prodotti e servizi.
Una di queste aziende è John Deere, che si occupa del grave degrado del suolo e della perdita di specie animali, insetti e vegetali provocate dall’agricoltura intensiva. Leader nel campo dell’agricoltura di precisione, John Deere utilizza per i suoi trattori una tecnologia di sensori basati sull’intelligenza artificiale che consente all’agricoltore di concentrare l’erogazione dei diserbanti solo su specifici infestanti, anziché cospargerne l’intero campo. In questo modo si minimizza l’infiltrazione di sostanze chimiche nella falda e nel suolo, riducendo l’impatto della lavorazione dei campi sulla biodiversità – che può avere un gran peso. La società stima che alcune delle sue tecnologie consentano di ridurre l’applicazione di diserbanti di circa l’85%; un tale livello di efficienza spiega il successo di John Deere, che negli ultimi trimestri ha completamente esaurito le scorte disponibili.
Affronta invece il tema dell’uso della plastica su scala globale Ball Corporation, specializzata nella produzione di lattine per bevande e altri imballaggi in alluminio. Utilizzando l’alluminio, completamente riciclabile, in sostituzione della plastica (che non è sempre del tutto riciclabile), Ball Corporation può contribuire a ridurre la quantità di plastica che finisce in discarica o viene dispersa negli oceani. Concentrandosi sulla riciclabilità dei propri prodotti, Ball Corporation ha sviluppato una lattina in alluminio con un ciclo di vita più lungo, dimostrato da studi comparativi sottoposti al vaglio di esperti in Brasile, Europa e Stati Uniti, la cui impronta di carbonio è inferiore a quella delle bottiglie in vetro o PET per bevande gassate.
La perdita di biodiversità costituisce già una minaccia esistenziale per l’uomo e per il pianeta, ed è indispensabile affrontarla se davvero vogliamo un futuro a zero emissioni. Limitarsi ad affrontare il cambiamento climatico non basta. Gli investitori hanno l’opportunità di contribuire alla riduzione della perdita di biodiversità, senza rinunciare al raggiungimento degli obiettivi finanziari perseguiti.