di ClearBridge, gruppo Legg Mason

Perché rimanere ancora sull’azionario Usa

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Tre fattori ci portano a sostenere che l’attuale trend rialzista dell’azionario americano possa continuare; si tratta dello stadio attuale del ciclo economico, del miglioramento cui stiamo assistendo negli utili societari e della liquidità disponibile.

Prima di addentrarci sulle ragioni che ci portano a sostenere questa tesi, diamo atto del fatto che la fuga di capitali cui stiamo assistendo dall’inizio dell’anno poggi su basi quantomeno comprensibili; infatti, la mancanza di uno storno consistente – se consideriamo che da più di 1400 giorni l’indice S&P 500 non perde più del 15%, serie positiva battuta solo negli anni 50 e 90 del secolo scorso – insieme all’impatto negativo che i mercati si aspettano sulla redditività aziendale dalla diminuzione del tasso di disoccupazione e dal rialzo dei rendimenti da parte della Fed rappresentano timori ragionevoli. Se a ciò si aggiunge il sentiment positivo rilevato dalle indagini PMI (Purchase Managers Index), la sensazione più condivisa è che il mercato stia approcciando i suoi massimi e questo induce a monetizzare i guadagni realizzati.

Certamente, una fase di rialzo di mercato tanto prolungata è anomala; tuttavia, è altrettanto vero che i cicli di mercato non si esauriscono a causa di una durata eccessiva, tanto è vero che i due cicli positivi citati in precedenza sono durati circa 2000 giorni – altri due anni interi da adesso.

Dal momento che i fondamentali del mercato azionario statunitense appaiono solidi e poichè il ciclo di mercato che stiamo vivendo presenta caratteristiche atipiche rispetto al passato, ci sono ottime probabilità, a nostro avviso, che questo trend positivo abbia spazio per continuare ancora per alcuni trimestri.

Riprendiamo più nel dettaglio i tre fattori citati in apertura che ci rendono positivi su questa asset class:

  1. Lo stadio attuale del ciclo economico: i fondamentali dell’economia americana si presentano solidi, come dimostrato dalla bassa disoccupazione, dall’inflazione contenuta, dalla crescita delle attività manifatturiere e da un sentiment positivo sia da parte delle aziende che dei consumatori. Benché la crescita domestica sia stata solo dell’1.2% nel primo trimestre di quest’anno, le previsioni sul PIL formulate dalla Federal Reserve di Atlanta sono superiori di almeno un punto percentuale per il secondo trimestre appena conclusosi. Inoltre, segnali di miglioramento interessano anche la ripresa globale ed in una realtà economica con meccanismi di distribuzione sempre più interconnessi tra paesi, questo rappresenta un ulteriore elemento positivo. Con riferimento invece all’”effetto Trump”, da molti considerato il motore del rally di mercato degli ultimi mesi, è importante sottolineare come in realtà l’ultima fase di recessione degli utili si sia interrotta nel Febbraio del 2016, molto prima dell’insediamento della nuova Amministrazione Trump. Nel corso degli ultimi 16 mesi, il mercato azionario ha subito un rialzo di circa il 32%, che peraltro non ha cessato di continuare anche a fronte del recente disappunto intorno all’implementazione dell’agenda stilata da Trump in fase di campagna elettorale. Al contrario, le aspettative degli investitori sulla reale attuazione delle riforme fiscali sono ora così irrealisticamente basse che qualsiasi passo in avanti a riguardo potrebbe spingere ulteriormente al rialzo le valutazioni di mercato.
  2. Miglioramento degli utili societari: molti indicatori economici continuano a prospettare una crescita positiva degli utili societari. Un indicatore che mostra una correlazione molto elevata con l’andamento degli utili delle società dell’S&P 500 è l’Institute for Supply Management’s Purchasing Managers Index (M-PMI). Questo potrebbe suscitare sorpresa visto che le attività manifatturiere rappresentano solo l’11,6% dell’economia americana, tuttavia l’indicatore si è mostrato valido in diverse occasioni; in questo momento l’indice M-PMI è a 54.9%, il che sta ad indicare una fase espansiva. Riprendendo inoltre la tematica Trump, siamo piuttosto convinti che onde evitare un esito disastroso alle prossime elezioni di metà mandato, l’attuale amministrazione Americana spingerà per mettere a segno nel breve alcune misure di agevolazione fiscale per le imprese. Di conseguenza ci aspettiamo un effetto positivo sugli utili ed un possibile incentivo al rientro di capitali dall’estero, che potrebbe alimentare l’avvio di attività cosiddette “shareholder friendly” come il riacquisto di azioni proprie, attività di M&A e distribuzione di dividendi, a sostegno dei corsi azionari.
  3. Liquidità: come sappiamo, i principali fornitori di liquidità sono le banche centrali. Anche se la Federal Reserve ha avviato un processo di normalizzazione dei tassi di interesse, le condizioni di mercato sugeriscono che questo processo avverrà in maniera molto graduale, dal momento che l’intenzione dichiarata è quella di non ostacolare in alcun modo la ripresa. Un falso mito vuole che il rialzo dei rendimenti sia necessariamente accompagnato da un apprezzamento della valuta locale; quest’ultimo aspetto merita sicuramente attenzione dal momento che un dollaro statunitense più forte ridurrebbe la liquidità a livello globale, rendendo più oneroso il debito estero denominato in USD.

Tuttavia, è importante considerare che sono diversi i fattori concorrono alla determinazione dell’andamento della valuta e la storia ha dimostrato che nelle ultime 6 occasioni su 7 in cui la Fed ha avviato un ciclo di rialzo dei rendimenti, il dollaro statunitense si è indebolito. In sintesi, riteniamo che una Fed ancora molto accomodante, tassi di interesse a lungo periodo contenuti ed una disponibilità di accesso al credito elevata si pongano come aspetti favorevoli per le aziende, i privati e per i mercati.

In conclusione, benché ci aspettiamo che possano manifestarsi delle fasi di volatilità sul mercato azionario americano – che cercheremo di sfruttare per incrementare le nostre posizioni – siamo convinti che la presenza di queste tre condizioni 1) Crescita moderata, ma positiva; 2) Utili che sorprendono al rialzo; 3) Liquidità abbondante sosterrà il mercato azionario americano al rialzo.