Secondo l’ultimo rapporto di Unimpresa, nel nostro Paese i prestiti alle PMI si sono ridotti del 5% rispetto allo scorso anno, e a soffrire sono soprattutto i debiti a breve termine (-9%).
Uno dei principali motivi di questa contrazione riguarda il legame tra il clima di incertezza politica e la percentuale di debito pubblico detenuta dagli istituti di credito italiani. Secondo dati di Banca d’Italia, una parte molto consistente del debito pubblico (32%) è detenuta dalle banche italiane che sono dunque fortemente esposte all’indicatore di rischio rappresentato dallo spread.
Se il rendimento dei titoli si alza, il valore di mercato dei titoli si riduce e le banche detentrici si espongono a una potenziale perdita patrimoniale. Per rivalersi di questa perdita e soddisfare gli stringenti requisiti patrimoniali imposti dagli accordi di Basilea 2 e 3, le banche non possono far altro che rivedere le condizioni dei prestiti per i debitori più rischiosi o ridurne l’erogazione.
L’incremento dello spread produce conseguenze negative anche sulle imprese comportando un aumento del costo del debito e quindi un calo della redditività. Secondo una simulazione compiuta da Cerved nel Rapporto PMI 2018, ad ogni aumento di 100 punti base del costo del debito corrisponde una riduzione del ROE di almeno un punto percentuale.
Perché il credit crunch colpisce soprattutto le PMI? Le piccole e medie imprese vengono considerate più rischiose rispetto alle imprese di grandi dimensioni quindi, in presenza di una stretta creditizia, le banche bilanceranno il maggior rischio in due modi: richiedendo una remunerazione (tasso d’interesse) maggiore o evitando del tutto la concessione del finanziamento stesso alle imprese più piccole.
Quali, quindi, gli strumenti che le PMI possono mettere in atto per evitarne le conseguenze? Oggi più che mai è importante finanziare la crescita delle proprie attività facendo affidamento su altre fonti di finanziamento rispetto al canale bancario. E il crowd-lending può rappresentare sicuramente una valida alternativa.