“…………….A quello che ho detto prima vorrei aggiungere che il 4 dicembre 2016, on la vittoria dell’accozzaglia, il nostro Paese ha perso una grandissima occasione di cui le generazioni future ce ne chiederanno conto.
Con l’affermazione che precede, formulata da chi scrive in un contesto più ampio, parlando delle grandi difficoltà che ancora oggi una impresa deve affrontare per sopravvivere nel nostro Paese, mi sono guadagnato la “disistima” da parte di un lettore.
Ho già detto in altra occasione che il vero spartiacque tra “passato & futuro”, tra “palude & progresso”, anche senza volerlo da parte dell’inquilino del Quirinale, è stata proprio la elezione di Sergio MATTARELLA a Presidente della Repubblica.
Mi spiego meglio: dopo 23 anni di gestione della carica di Presidente della Repubblica da parte di appartenenti al centro sinistra – Scalfaro, Ciampi e Napolitano – l’ex cavaliere che pure ha dato prova di tanti difetti, non aveva certamente torto a pretendere, se non uno del campo opposto – almeno una figura “neutrale”.
Così non è stato, aver imposto Mattarella al Quirinale – pensando di guadagnarsi credito fra la sterpaglia della Sinistra Assortita Italiana e così non è stato – ha indotto spintaneamente l’ex cavaliere a votare contro al Referendum del 4 dicembre 2016, pur avendo votato la stessa riforma in Parlamento.
Ecco perché la nomina dell’attuale Presidente ha rappresentato il vero errore capitale dei mille giorni del Governo Renzi laddove, la storia sarebbe stata diversa se avesse mediato quella nomina.
Il ruolo dell’accozzaglia
Premesso il significato linguistico del termine – giammai offensivo – definito da “Garzanti” come – un insieme disordinato di persone o cose, per lo più disparati tra loro, Gruppo, disomogeneo, affatto coeso e che non sono d’accordo su niente.
Orbene, se a quella data fatidica del dicembre scorso, l’ideologia o l’appartenenza di partito può aver facilitato la scelta per il NO, all’epoca certamente comprensibile, continuare a sostenerlo oggi significa invece trovarsi in “malafede”.
Ricorderete tutti le tante promesse fatte dai paladini del NO che, dicevano, nell’arco di sei mesi, loro si, avrebbero presentato un progetto di riforma Costituzionale degno di questo nome: avete visto com’è andata?
Palude assoluta, come quella che, proprio grazie a questi “paladini del NO”, viviamo da mezzo secolo – chiacchiere vuoto a perdere.
Burocrazia impazzita
Per commentare lo stato dell’arte esistente nel nostro Paese, ho citato il fatto che se una impresa deve fare un trasporto speciale da Palermo a Milano – pensiamo al trasporto di una Gru o un grande mezzo meccanico, avendo l’impresa siciliana vinto un appalto in terra lombarda – l’imprenditore deve fare una domanda indirizzata a dieci diverse Regioni. Questo, grazie al 3° comma dell’art.117 della più bella Costituzione del mondo che prevede la c.d. “legislazione concorrente” in materia di trasporti su strada.
Questa burocrazia, è inutile dirlo, oltre a rappresentare una palla al piede all’impresa è anche il miglior viatico per alimentare la corruzione!
Se possiamo andare avanti così gli italiani tutti lo decideranno alle prossime elezioni!
Popolo del SI
Per fortuna ci sono 13 milioni di italiani che fanno parte del popolo del SI, pari al 41% degli aventi diritto al voto che pensano che l’Italia si possa cambiare, si possa semplificare, contrastare la corruzione, semplificare i processi amministrativi per rendere più tranquilla la vita ai cittadini e alle imprese, le tasse si possano ridurre nella misura in cui si riesca a ridurre la spesa pubblica, i costi della politica, l’abolizione degli Enti inutili.
Ecco perché continuare a sostenere il NO alle riforme non è più approssimazione ma pura “malafede”.
AVANTI TUTTA!