Politica nazionale: fiducia suicida
Quello di scegliere fra la vita e la morte di un Governo è un diritto, anzi no una sfida che chiunque può fare.
Una classe dirigente, politicamente parlando, che decide di sfidare la sorte e porre la fiducia su una “legge elettorale”, cioè sulle regole che dovranno regolamentare la prossima competizione politica ormai imminente, è un azzardo.
Molti dicono che l’alternativa, cioè andare al voto senza una legge elettorale, con quello che è rimasto del Porcellum al Senato e dell’Italicum alla Camera, è ancora peggio.
Sarà pure vero, però mi chiedo: questa operazione, questa “fiducia” in extremis, posta a pochi mesi dalle elezioni, come sarà percepita dagli italiani, soprattutto da quel 40% di assenteisti cronici che dalla politica, a torto od a ragione, si sono allontanati da tempo?
Con la “fiducia”, faranno probabilmente un regalo ai populisti in servizio permanente effettivo.
Con la bocciatura del “maggioritario” cui si sarebbe giunti se fosse passata la riforma costituzionale osteggiata dall’accozzaglia, l’affossatura del ballottaggio dell’Italicum ad opera della Consulta e a seguire la bocciatura del sistema tedesco di luglio scorso con l’innalzamento della soglia al 5%, oggi siamo in zona “cesarini”, all’ultimo stadio per dare una omogeneità normativa e procedurale a Camera e Senato.
Diversamente, forse, il Governo sarebbe intervenuto addirittura per decreto legge, data l’urgenza di avere una legge omogenea per le urne di primavera del 2018.
Elezioni politiche 2018
Al netto degli sforzi che questo Parlamento sta facendo per fare approvare questo ennesimo modello di legge elettorale in attesa della ormai prevedibile “mannaia costituzionale”, proporzionale con un residuo di maggioritario, anche per assecondare i continui solleciti del Presidente della Repubblica, mi auguro che il Partito democratico, superata la Legge di stabilità, lavori per il raggiungimento del 40%.
Il popolo del SI da parte sua invece non va alla ricerca larghe intese, soprattutto con quelle forze politiche che le intese sulle riforme – leggi referendum Costituzionale – le hanno sempre osteggiate. Il popolo del SI è alternativo all’accozzaglia e si pone come obiettivo quello di riprendere il processo riformatore temporaneamente interrotto.