Politica: resa incondizionata
Grazie all’accozzaglia del 4 dicembre 2016 ed in assenza di una nuova legge elettorale, già sappiamo che al nuovo appuntamento con le urne della primavera del 2018 non ci sarà un vincitore.
A parte i vari partiti, piccoli o grandi, cespugli e sterpaglie comprese che usciranno tutti con le ossa rotte, i veri sconfitti saranno gli “italiani” nel loro insieme che non avranno la soddisfazione di vedere una maggioranza solida in grado di governare per i prossimi cinque anni.
La governabilità è stata un optional da settant’anni e certamente non faremo una eccezione adesso, tutti avanti in ordine sparso, alla rinfusa, con regole aleatorie e risultati incerti, anzi nulli, direi insignificanti se non addirittura dannosi.
Perdurando questo prevedibile stallo, questa indecisione ad oltranza, in assenza di un accordo elettorale quadro, andremo a votare con mezzo Italicum alla Camera – con la decapitazione del Ballottaggio ritenuto incostituzionale dalla Consulta il 25 gennaio u.s. – e mezzo Porcellum al Senato, pure parzialmente bocciato dagli stessi giudici nel 2014.
Insomma si è deciso, confusione regna sovrana.
In Italia, da sempre, in un modo o nell’altro regnano i Giudici, o quelli cc.dd. ordinari, quelli che muovono le Procure della Repubblica, quelli che fanno indagini anche mediatiche o quelli che stanno a Palazzo dei Marescialli. Da noi non serve un Governo stabile perché alla fine una soluzione si trova sempre, gli italiani sono un popolo fantasioso e i politici non sono da meno: o un Governo tecnico – alla MONTI maniera – oppure un bel Governo minestrone, dove ci si mette insieme non certo per risolvere qualche problema di interesse del sistema Paese, non essendo d’accordo su nulla, ma solo per stare insieme, per tirare a campare, si è fatto sempre così.
E allora in vista di questa catastrofe, i vari leader si vanno posizionando, con promesse faraoniche.
L’ex cavaliere, con Forza Italia, in fatto di promesse, di chiacchiere “vuoto a perdere” dimostra di essere sempre il numero uno: a ottant’anni suonati va ripetendo di dimezzare la tassazione e di fare cose che non ha trovato il tempo e la forza di fare nei venti anni precedenti.
Se si volesse trovare una imputazione per le tante promesse non mantenute dall’illustre ex – per sua stessa ammissione per colpa dei suoi alleati di Governo che gli avrebbero impedito di realizzare il programma elettorale con il quale aveva stravinto le elezioni – potrebbe chiamarsi “truffa elettorale”. Oggi possiamo definirlo un “precetto in bianco”, con una sanzione meramente morale, etica!
Il Movimento 5 Stelle, spazia dal reddito di cittadinanza all’uscita dall’Europa, dalle telefonate alle Cancellerie di mezza Europa per chiedere “aerei antincendio” per intervenire sull’Italia in fiamme alla sistemazione dei congiuntivi.
In questo, da qualche anno, stanno offrendo un assaggio delle loro indubbie capacità amministrative ed honestà ad oltranza nell’amministrare la Capitale d’Italia: prima delle prossime votazioni chiederemo un consiglio ai cittadini romani che hanno sperimentato la cura a “5 Stelle”. In questo forse anche i torinesi potranno darci una mano per non passare dalla “padella alla brace”.
La Lega poi è tutto un altro mondo, soprattutto adesso che stanno cercando di reperire i cinquanta milioni di euro da restituire alle casse pubbliche, in seguito alla recente condanna per “truffa aggravata” alla famiglia BOSSI & figli con qualche Socio di minoranza, collaboratore etc.
Cose grosse, mai viste. Sono gli stessi che, insieme ai soloni di Forza Italia, prima firmano i Trattati europei, gli accordi per gestire direttamente il fenomeno della immigrazione e poi se ne dimenticano o dicono di non aver letto o semplicemente di non aver capito. Già capire l’italiano non è facile, comprendere un trattato tradotto diventa un “giallo”.
Poi abbiamo la Sinistra Assortita Italiana (SAI), formata da partiti da prefisso telefonico che cambiano denominazione sociale prima di fallire e che ripetono da decenni e senza successo le stesse poesie (Sel docet). Poi ci sono i cespugli ed una serie di sterpaglie alla ricerca di una identità, soprattutto i loro rappresentanti che si vanno posizionando nell’affannosa ricerca di una poltrona per il prossimo giro. Ovviamente non dicono o aggiungono nulla all’offerta politica, è un fatto acquisito e sperimentato negli ultimi trent’anni: assoluta incapacità politica.
È gente buona, laboriosa che senza cattiveria alcuna apre tavoli e parla, parla, parla e, alla fine non essendo mai d’accordo su nulla, rinvia a data da destinarsi: gli italiani possono aspettare.
Infine abbiamo il Partito democratico che ha un leader votato dal 70% della sua base. Un leader che nel recente periodo, ha dimostrato di avere delle capacità, delle idee per una Italia che va cambiata, rendendola più semplice con una macchina amministrativa pubblica meno costosa e più efficiente.
Abbiamo un leader che ha raccolto un grandissimo consenso attorno al suo progetto riformatore che non è mai morto e che, anzi, mai come adesso è vivo e vegeto.
Faccio parte del popolo del SI del referendum costituzionale, quel popolo che non si arrende che osserva e aspetta e sa che la soglia del 40% è un obiettivo possibile, alla nostra portata.