Quando arriverà il momento in cui l’inflazione Usa sarà abbastanza bassa da giustificare un taglio dei tassi con impatti anche sul portafoglio tradizionale 60/40? È probabile che i cambiamenti strutturali manterranno il tasso di inflazione al di sopra dell’obiettivo della Fed del 2% nel breve-medio periodo.
Ciò significa che la strada per un’inversione di rotta della politica monetaria è ancora lunga. Ma gli investitori possono stare tranquilli: i confronti su base annua (i cosiddetti “base effect”) dovrebbero esercitare un’ulteriore pressione al ribasso sui prezzi, e i dati sull’inflazione di giugno, previsti per il mese prossimo, potrebbero rappresentare un importante punto di svolta. In particolare, il ritmo degli aumenti dei prezzi delle componenti “persistenti” dell’inflazione, come le abitazioni, potrebbe rallentare sostanzialmente nei prossimi 12 mesi. E a giugno inizierà probabilmente la deflazione del settore delle auto usate – che comporta il calo dei prezzi, e non solo aumenti più lenti. Tutto ciò potrebbe influenzare il modo in cui gli investitori si approcciano alla costruzione del portafoglio.
Considerazioni sul portafoglio 60/40
In passato si è già dibattuto sulla sostenibilità del tradizionale portafoglio 60/40, ma nel 2022 questo tipo di allocazione ha sofferto l’anno peggiore dalla Crisi finanziaria globale, a causa di un mercato azionario negativo e di un forte aumento dei tassi d’interesse. Con le condizioni economiche e di mercato in continuo mutamento, non ci aspettiamo che nel 2023 si ripeta una performance così negativa.
Ma gli investitori 60/40, che l’anno scorso sono rimasti scottati dall’inflazione troppo alta e dai tassi troppo elevati, potrebbero giungere alla stessa conclusione a cui siamo giunti noi molto prima dell’inizio del ciclo di inasprimento aggressivo della Fed: l’incorporazione di investimenti alternativi e l’allocazione in vari settori del credito possono offrire una migliore protezione dai ribassi, produrre rendimenti più elevati e creare fonti di rischio più diversificate rispetto al tipico portafoglio 60/40.
Sebbene ogni investitore – che sia individuale o istituzionale – abbia obiettivi d’investimento e tolleranze al rischio unici, vale la pena esplorare alcuni temi comuni. Un’inflazione più alta più a lungo potrebbe esercitare un notevole freno sui mercati azionari e obbligazionari tradizionali.
A nostro avviso, questo è un elemento a favore dell’inclusione in un portafoglio diversificato di asset come le infrastrutture globali e gli immobili privati, in quanto entrambe le asset class hanno storicamente fornito un cuscinetto contro l’inflazione. Allo stesso modo, l’allocazione in credito privato e private equity potrebbe potenzialmente migliorare il profilo rischio/rendimento complessivo di un portafoglio, dati i rendimenti storici relativamente elevati e le correlazioni relativamente basse con l’azionario e l’obbligazionario pubblici.
Per quel che riguarda un’allocazione che vada oltre il tradizionale approccio 60/40, potrebbe essere interessante un ipotetico portafoglio 50/30/20 che investa il 50% in azioni, il 30% in obbligazioni e il 20% in alternativi per sfruttare i vantaggi che ciascuna asset class offre.
L’inclusione di ulteriori asset class comporta ulteriori rischi specifici (come il rischio di liquidità per molti investimenti privati), ma riteniamo che l’esposizione a più fonti di rischio e a più potenziali fonti di rendimento sia vantaggiosa per la maggior parte degli investitori.