Inflazione, tapering, revisioni normative in Cina, variante delta etc etc… la lista è lunga ma non sembra sia riuscita a rallentare né il cammino di ripresa né il buon andamento dei mercati azionari. Le ultime minutes della Fed hanno lasciato intuire un tapering entro fine anno e, dal nostro punto di vista, non pensiamo che questo potrà rappresentare un problema vero, dato che non è una sorpresa per i mercati: gli aggiustamenti saranno graduali e ampiamente previsti.
La revisione al rialzo dei tassi non è prevista fino alla fine del 2022 o all’inizio del 2023. L’economia statunitense rimane ben posizionata nell’ambito di un solido percorso di recupero grazie all’abbondante liquidità e al sostegno di natura fiscale.
Le ambizioni dei democratici sul fronte delle infrastrutture sta andando nella giusta direzione, dato che il Senato (controllato dai democratici) ha approvato sia il pacchetto infrastrutturale bipartisan da 1 trilione che il piano di bilancio da 3,5 trilioni che si concentra sulle infrastrutture “soft”. Mentre il programma per le infrastrutture va avanti, la necessità di aumentare il limite del debito pubblico è diventata urgente per fine settembre.
In Europa, i Paesi hanno ricevuto le prime tranche da 800 miliardi di euro dal Recovery Fund a sostegno della ripresa post-pandemica e progettati per favorire una più decisa transizione green e sostenibile.
I contagi sono aumentati in tutto il mondo a causa della diffusione della variante delta: fino ad ora le ospedalizzazioni sono rimaste contenute, ma le terremo sotto controllo perché sono comunque in aumento, in particolare negli Stati Uniti dove ci stiamo avvicinando a 100.000 ospedalizzazioni a settimana, un livello che non si registrava da gennaio.
Non ci aspettiamo che questo porti ad ulteriori misure restrittive, poiché la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale continua ad aumentare e sembrano essere più resistenti alla malattia.
La revisione della regolamentazione cinese continua a fare notizia e a pesare sui mercati, specialmente i listini asiatici o i settori più sensibili a Pechino come ad esempio i titoli del settore lusso. Se all’inizio ha riguardato Alibaba e Jack Ma, ora si estende ad antitrust, produttività, controllo dei dati, disuguaglianza e istruzione.
È ancora troppo presto per valutarne la portata, ma è probabile che il giro di vite normativo in Cina abbia ancora spazio per progredire. Tuttavia, le valutazioni si sono ristrette, creando interessanti entry point.