Tensioni geopolitiche e fragilità commerciali minacciano stabilità mercati
Il primo semestre del 2018 si chiude all’insegna del nervosismo sui mercati finanziari, confermando l’imprinting emerso proprio nei primi mesi dell’anno. Sono affiorate, di nuovo, tutte le criticità sottostanti al mercato azionario con impatti significativi in termini di volatilità ed incertezza, soprattutto se paragonati alla tranquilla crescita mostrata nei 12 mesi precedenti. I rischi per la stabilità finanziaria sono dunque diretta conseguenza delle latenti tensioni geopolitiche ed ancora di più delle fragilità emerse a livello di equilibri commerciali globali.
Sono stati quindi sei mesi impegnativi per gli investitori, con indicazioni molto frammentate tra le diverse piazze finanziarie. Il dato di performance dell’azionario globale (+0.17% Msci World) dice ben poco infatti delle reali divergenze createsi. Da un lato del bilancio scriviamo risultati positivi solo per gli Stati Uniti (+1.67% S&P500) mentre il semestre si chiude negativamente per il Giappone (-4.77%) ed i mercati europei (-3.09% Eurostoxx) penalizzati da Germania (-4.43&) e Svizzera (-8.23%). Significativa la negatività sugli Emergenti (-7.68% l’indice generale) tra i quali tuttavia spicca la positività della Russia (+8.8%).
Molte le divergenze fra i settori con Technology ed Energy positivi a fronte di Financial e Telecomunication in netto calo. In questo contesto di incertezza sugli azionari non si sono, tuttavia, create interessanti alternative di investimento, ragionando soprattutto su temi normalmente deputati alla conservazione del patrimonio. L’oro in tal senso non ha brillato (-3.83%) e sul fronte degli investimenti obbligazionari la situazione non presenta un quadro roseo, anzi.
I tassi in America sono saliti a ridosso della soglia del 3% e la ripresa delle tensioni sui paesi periferici dell’area Euro ha appesantito il clima di incertezza consegnando alla fine risultati straordinariamente negativi per gli investitori del reddito fisso Euro. I credit default swap delle banche europee si sono mossi di conseguenza con relative cadute dei prezzi delle obbligazioni in un contesto in cui proprio il mondo delle emissioni corporate inizia a destare preoccupazioni dopo che le dimensioni del mercato sono cresciute in modo esponenziale negli ultimi anni.
Nettamente negative anche le obbligazioni dei paesi emergenti alle prese anche con il deprezzamento delle valute locali ed un generalizzato calo di competitività. Sulle materie prime, se dunque l’oro ha faticato molto, è invece il petrolio a consegnare risultati molto positivi con una crescita significativa proprio negli ultimi mesi (+17% nel semestre).
Anche le dinamiche valutarie sono state caratterizzate da fasi alterne in cui all’iniziale positività della divisa Euro sono seguiti flussi di alleggerimento generalizzati con un salto dei primi sei mesi negativo verso tutte le principali valute.
L’attuale contesto economico non presenta dunque particolari variazioni, seppure con inflazione ancora troppo contenuta, i dati macro sono l’elemento più positivo a disposizione, oggi, pensando soprattutto all’attuale momentum caratterizzato dai bisticci a livello di commercio internazionale ed al rischio contagio da malessere populista. Le autorità centrali sembrano avere il polso della situazione e non ci sono novità sul fronte delle politiche monetarie con la Federal Reserve che prosegue sulla via della normalizzazione, mentre la Bce mantiene lo status quo per non creare ulteriori tensioni nonostante evidenze che permetterebbero già i primi tentativi di abbandono di una logica espansiva.
Le fragilità emerse sui mercati negli ultimi mesi sono tante e potenzialmente altamente impattanti, tuttavia la resilienza mostrata dalle quotazioni azionarie, in questo contesto, è quasi sorprendente e si sposa con uno scenario economico di sostegno meno negativo di quanto per certi versi prospetticamente venga misurato. Questa capacità di tenuta, se da un lato non garantisce quotazioni al rialzo nel breve termine, dall’altro, depone a favore di un clima costruttivo in un’ottica più strategica. Probabilmente i mercati azionari necessitano di un po’ di tempo ancora prima di reintrodurre una dinamica positiva sufficientemente solida.
La fase estiva dovrà affrontare ancora incertezze e rischi di flessione ma misuriamo possa offrire una valida opportunità per posizionamenti di medio termine a quotazioni decisamente scontate. L’atteggiamento a livello di allocazione, nel breve, resta intonato alla cautela sui mercati azionari. Reintegriamo in tal senso il posizionamento su obbligazioni, sia Euro periferici che Usa, mantenendo un livello di liquidità significativo utile per interventi di market timing.
Per il mese di luglio il profilo di investimento azionario resta bilanciato con un miglioramento delle attese sulla componente obbligazionaria. A livello di allocazione gli interventi sono focalizzati allo spostamento degli asset a favore di Stati Uniti e mercati emergenti con una riduzione in particolare per il Giappone. A livello settoriale vengono confermati Utilities e Consumer NonCyclical come base della selezione di inizio trimestre. Sul lato obbligazionario si incrementa la posizione sui governativi Usa mentre si riduce l’esposizione valutaria sullo scenario di un recupero dell’Euro nei confronti in particolare del Dollaro.
A livello di allocazione gli interventi sono focalizzati sul mantenimento di una ampia diversificazione sul lato obbligazionario con incrementi relativi a favore delle tematiche corporate. Per i temi azionari si confermano gli investimenti in area Euro con un riequilibrio fra America e Giappone. Nessuna modifica a livello settoriale dove permane il posizionamento sulle Utilities, su Consumi Non Ciclici e Healthcare. Si riduce in generale l’esposizione valutaria in attesa di un riallineamento dell’Euro nei confronti di Dollaro e Yen.