Inflazione in aumento e crescita rallentata: questa la difficile situazione in cui si ritrova l’economia globale. Le banche centrali devono far fronte a scelte scomode, e la maggior parte di esse ha scelto di dare priorità alla lotta all’inflazione aumentando i tassi. In attesa della riunione della BCE prevista per domani, la presidente Christine Lagarde ha già preannunciato la fine imminente dei tassi di interesse negativi per l’Eurozona, probabilmente entro la fine del terzo trimestre.
Dopo la fase restrittiva intrapresa nello scorso dicembre, dove gli acquisti obbligazionari sono stati gradualmente ridotti (con l’interruzione di acquisti netti di asset nell’ambito del PEPP e l’annuncio di una data termine degli acquisti netti previsti dal PAA), la BCE potrebbe quindi essere pronta a compiere un passo ulteriore verso la normalizzazione. Manovre incrementali, basate su gradualismo, opzionalità e flessibilità : questa la strategia per mantenere aperte le opzioni della BCE al mutare delle variabili economiche e aggirare il rischio recessione. A seguito della dichiarazione della Lagarde e delle relative considerazioni di Philip Lane, capo-economista della BCE, infatti, si sono rafforzate le aspettative degli investitori, che indicano ora tassi dell’Eurozona moderatamente positivi già entro settembre.
Titoli di Stato, i preferiti
In questo contesto, il consenso del mercato prevede che le economie dell’Area euro rimangano resilienti, sebbene la crescita nell’Eurozona potrebbe indebolirsi nel secondo semestre, all’attenuarsi dell’effetto rebound post-Covid e di shock esterni.
Nella regione, dunque, l’allargamento degli spread rende più allettanti i titoli di Stato dei Paesi periferici: questi ultimi stanno registrando performance più deboli, il che riflette i timori di un possibile aumento sostenuto dei tassi; ipotesi che noi non crediamo vada a verificarsi.
Alla luce di ciò, nell’ipotesi di crescita e inflazione moderate, riteniamo che i titoli esposti al rischio dei tassi di interesse verranno premiati in Europa.
Guardando infine ai titoli corporate, crediamo che solidi fondamentali, rendimenti comparabili e una migliore qualità di credito rendano i titoli societari europei (obbligazioni garantite di qualità elevata) più invitanti di quelli statunitensi. In America l’inflazione ha raggiunto il suo picco, in Europa, invece, bisognerà ancora attendere almeno fino alla fine dell’anno. Tuttavia, date le maggiori rivendicazioni salariali statunitensi, le pressioni inflazionistiche dovrebbero attenuarsi più rapidamente nel Vecchio Continente rispetto agli Stati Uniti, come già segnalano i mercati.