Con la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa e la possibilità per i repubblicani di assumere il controllo del Congresso, ci aspettiamo cambiamenti politici che potrebbero avere implicazioni significative per i mercati del reddito fisso. Tra le varie proposte, il presidente eletto ha parlato di dazi su larga scala e tasse più basse per società e privati.
Dopo il taglio della Fed di pochi giorni fa che conferma il percorso verso un tasso d’interesse più neutrale, vediamo però alcuni elementi chiave che emergono dai risultati elettorali:
Crescita: vi sono molte incognite sulle prossime politiche specifiche, e su chi sarà delegato ad attuarle, ma pensiamo che le prospettive di crescita per il 2025 potrebbero essere modestamente migliori grazie alle elezioni, con il potenziale di politiche fiscali, energetiche e normative che potrebbe spingere la crescita in futuro.
Inflazione: se Trump implementasse immediatamente dazi aggressivi e su larga scala, i prezzi dei beni potrebbero aumentare e far salire la crescita dell’inflazione core da 10 a 25 punti base nella prima metà del 2025. Se le tariffe fossero introdotte più lentamente o in modo più mirato, l’impatto potrebbe essere più attenuato. Nuovi limiti all’immigrazione potrebbero aumentare i salari, ma anche ridurre la domanda dei consumatori.
Il nostro scenario di base rimane quello di un’inflazione in calo l’anno prossimo, ma al di sopra dei livelli target della Fed. Riteniamo che gli investitori debbano essere cauti nel ritenere che un aumento dell’inflazione sia una certezza. È probabile che la nuova amministrazione si concentri sulla riduzione dell’inflazione, dato il rilievo che il tema ha assunto nelle elezioni.
Politica della Fed: in precedenza il nostro scenario base prevedeva che la Fed avrebbe probabilmente sospeso i tagli dei tassi all’inizio del prossimo anno, viste le prospettive di crescita e inflazione, indipendentemente dall’esito delle elezioni, una previsione meno dovish di quella prezzata dal mercato. Manteniamo questa visione, anche se, con le recenti mosse sui tassi di interesse, il livello è ora vicino al nostro obiettivo del 4% per il tasso terminale.
Tassi a lungo termine: come per crescita e inflazione, siamo in attesa di indicazioni più dettagliate da parte dell’amministrazione entrante per poter elaborare le nostre valutazioni. La nostra ipotesi di base è che vi saranno tagli alle tasse e alla spesa, con un impatto limitato sul quadro fiscale degli Stati Uniti.
La volatilità dei prezzi, che in genere si è concentrata sulle scadenze più brevi, potrebbe aumentare per le scadenze più lunghe a causa delle correnti incrociate legate a deficit, tasse, premio a termine e bilancio della Fed. Continuiamo a stimare il fair value dei Treasury decennali statunitensi intorno al 4,25% (all’interno di un ampio intervallo), una visione che potrebbe cambiare se le politiche fiscali dovessero divergere sostanzialmente dalle attuali aspettative.
Nel complesso, monitoreremo con attenzioni gli indizi sulla politica e sulle figure che saranno scelte, continuando a fornire le nostre riflessioni quando emergeranno nuovi sviluppi.