A luglio si sosteneva che il prezzo dell’argento fosse destinato ad aumentare materialmente. Questa view si fondava su una varietà di fattori, tra cui l’anomalo rapporto oro-argento, le limitate forniture di argento fisico per la consegna agli investitori e il miglioramento delle prospettive globali dell’industria manifatturiera.
La successiva price action è stata molto più aggressiva di quanto previsto. L’argento è salito da livelli di circa 19 dollari per oncia all’inizio di luglio, ai massimi di circa 29 dollari all’inizio di agosto. Non si è trattato nemmeno di un movimento a senso unico; l’argento è sceso a livelli di circa 23,50 dollari da metà agosto, anche se ha recuperato queste perdite ed è tornato ai livelli attuali di circa 27 dollari.
L’improvviso aumento dei prezzi e il trading bidirezionale hanno portato a un massiccio aumento della volatilità dell’argento. Le volatilità implicite a tre mesi sono passate dal 30% circa a quasi il 55% da metà agosto.
Le volatilità dell’argento sono scambiate sempre con un premium rispetto agli altri metalli preziosi, ma l’attuale profilo di volatilità è insostenibile e riteniamo probabile che diminuisca notevolmente nelle prossime settimane.
Gli investitori non sembrano aver incrementato il posizionamento lungo netto sull’argento (o sull’oro) da quando ha iniziato il suo rally dopo i minimi raggiunti a marzo. L’open interest è diminuito considerevolmente nello stesso periodo, poiché gli investitori hanno optato per la consegna fisica.
Attualmente le scorte ammissibili si attestano a 201 milioni di once, e se gli investitori opteranno per una consegna fisica a settembre, su una scala simile a quella di agosto, allora ci potrebbe essere un richiamo verso quasi il 50% delle scorte ammissibili. Ciò avrà un impatto nel breve termine sui prezzi spot.
Optando per la consegna fisica infatti, gli investitori implicitamente affermano che l’argento si stia avviando verso un mercato rialzista di lungo periodo.
Il rapporto oro-argento è stato elevato a luglio, quando si aggirava a livelli intorno a 100, il che significa che un’oncia d’oro poteva acquistare 100 once d’argento. Il netto aumento del prezzo dell’argento ha portato poi a una normalizzazione del rapporto con l’oro verso livelli di circa 70.
Questo implica che l’argento è ora valutato più equamente in confronto con l’oro. Di conseguenza, non si prevedono ulteriori aumenti di prezzo aggressivi nelle prossime settimane, a meno che l’oro non registri un rally significativo. Il corollario di tutto questo è che le volatilità dell’argento dovrebbero diminuire.
Il calo delle volatilità andrà a beneficio degli investitori che hanno venduto le opzioni put sull’argento.
Il miglioramento del contesto manifatturiero a livello globale suggerisce infine che la domanda di argento per usi industriali migliorerà nei prossimi mesi. Si tratta di uno sviluppo positivo che sosterrà i prezzi nel medio periodo.
Nonostante i modesti miglioramenti del contesto macro osservati negli ultimi mesi, resterà fermo il sostegno delle banche centrali che continueranno ad approvvigionare di liquidità i mercati e ciò creerà un ambiente costruttivo per i metalli preziosi nel medio termine. I tassi d’interesse reali negativi, sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti, rimarranno invariati e ciò costituirà la base per un rally a lungo termine.
Riteniamo che le banche centrali diventeranno probabilmente più creative in termini di politiche monetarie e che questo offrirà rischi al rialzo per i prezzi dei metalli preziosi