I mercati hanno avuto un avvio spento questa mattina, dopo che la Federal Reserve americana ha mantenuto la promessa di alzare i tassi di interesse. La Banca Centrale ha fatto un altro passo avanti nel percorso di normalizzazione della politica monetaria, alzando i tassi di interesse dello 0.25%.
Il rialzo, che porta i tassi al 2.25%, è in linea con la forward guidance della Banca. La decisione era largamente prezzata e infatti la reazione nei mercati azionari e obbligazionari è stata pacata. La Fed ha anche confermato la possibilità di un altro rialzo a dicembre.
Il linguaggio utilizzato nella dichiarazione ha rappresentato la continuazione di un approccio che la Fed tiene da alcuni anni, sebbene Powell abbia sminuito l’indirizzo “accomodante” della politica monetaria di fronte a un’espansione economica sostenuta e a un mercato del lavoro solido.
Powell ha menzionato le guerre commerciali e i mercati emergenti nella conferenza, ma ci sono stati pochi indizi del fatto che questi eventi potessero distogliere la Fed dalla decisione di normalizzare gradualmente i tassi di interesse.
Tim Drayson, Head of Economics di Legal & General IM:
“L’economia americana sta facendo bene, sostenuta dagli stimoli fiscali che dovrebbero continuare a supportare la crescita per i prossimi trimestri, ma le previsioni della Fed sulla possibilità che l’espansione persista per molti anni in un ambiente di inflazione stabile ci sembrano ottimistiche. È probabile che la Fed dovrà continuare nel percorso di rialzo dei tassi per contenere la crescita della pressione inflazionistica, con il rischio tuttavia di un deciso calo nel suo orizzonte di previsione”.
Ben Bennett, Head of Credit Strategy di Legal & General IM:
“La decisione era largamente attesa dagli investitori, pertanto non ci sarà un’immediata fiammata della volatilità. Ma rappresenta anche un altro giro di vite per le condizioni monetarie del dollaro americano, che coincide con una crescita degli spread creditizi quest’anno. Le maggiori conseguenze sono avvertite da chi tende ad avere debito in dollari e non beneficia direttamente della crescita domestica americana – come ad esempio alcune aree dei mercati emergenti. E questa pressione inflazionistica potrebbe continuare se la Fed prosegue nel suo percorso di rialzo dei tassi”.