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Ops Intesa, il Cda di Ubi boccia l’offerta: “Non conviene ai nostri azionisti”

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Per gli azionisti di Ubi Banca accettare l’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Intesa SanPaolo non sarebbe affatto un buon affare: è questa la posizione espressa dal consiglio d’amministrazione di Ubi Banca, riunitosi oggi (3 luglio) per valutare “attentamente la documentazione disponibile”.

La bocciatura del board presieduto da Letizia Moratti è stata approvata all’unanimità. L’opinione del Cda è che l’offerta non sia “congrua, da un punto di vista finanziario”. Non solo, alla base dell’offerta di Intesa non ci sarebbe un vero progetto industriale, dal momento che non verrebbe significativamente rafforzata la posizione della banca in Europa. Al contrari, si andrebbe a ricercare “l’eliminazione di un concorrente” come Ubi, “in grado di esercitare una significativa pressione concorrenziale su Intesa” in Italia.

Di seguito le sei ragioni di perplessità ravvisate dal Cda di Ubi Banca in merito all’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa:

  1. L’Offerta, non prevedendo un corrispettivo per cassa, pone a carico degli Azionisti di UBI
    Banca i rischi connessi al raggiungimento degli Obiettivi Strategici dell’Operazione
    definiti da Intesa (ISP). Il Corrispettivo – rappresentato da un rapporto di cambio tra Azioni UBI e Azioni ISP – non remunera adeguatamente tali rischi e, inoltre, comporta un’allocazione del valore e delle sinergie molto più favorevole agli attuali azionisti di ISP. […] Per effetto dello scambio tra Azioni UBI e Azioni ISP, gli Azionisti di UBI Banca verrebbero a detenere una quota marginale nel capitale di ISP (pari a circa il 10%), con una conseguente limitata partecipazione al valore e alle sinergie prospettate dall’Offerente.
  2. Il Corrispettivo esprime una valorizzazione di UBI Banca che non riflette il suo reale valore e penalizza gli Azionisti di UBI Banca rispetto agli azionisti di ISP.
  3. L’Azione UBI presenta elevate potenzialità di crescita di valore, tenendo anche conto delle prospettive di crescita su base stand-alone di UBI Banca rappresentate dai target del Piano Industriale Aggiornato, della sua solidità patrimoniale e della sua posizione di player di rilievo in grado di rivestire un ruolo chiave nel processo di consolidamento nel contesto bancario del Paese.
  4. La possibilità per l’Offerente di conseguire gli Obiettivi Strategici dell’Operazione è incerta, in quanto condizionata da plurimi e concorrenti fattori, evidenziati dalla stessa ISP nel Documento di Registrazione, tra cui le incertezze circa il perfezionamento della Fusione e dell’operazione di cessione del Ramo Bancario a BPER e dei Rami Assicurativi a UnipolSai ai termini e alle condizioni previsti da ISP.
  5. Gli Azionisti di UBI Banca che non dovessero aderire all’OPS sarebbero comunque tutelati dai presidi previsti dalla normativa.
  6. L’Offerta si inserisce in un più ampio disegno strategico, volto a rafforzare la posizione di ISP in Italia attraverso l’eliminazione di un concorrente, senza in realtà modificare il posizionamento europeo di ISP. […] L’Offerta – attraverso la prevista cessione del Ramo Bancario e dei Rami Assicurativi – non ha alcuna valenza industriale, apparendo maggiormente orientata al conseguimento dei benefici finanziari derivanti dalla contabilizzazione del goodwill negativo e all’eliminazione di una realtà bancaria, quale è UBI Banca, in grado di esercitare una significativa pressione concorrenziale su ISP […] L’OPS è controproducente anche per gli stakeholder diUBI Banca in quanto consentirebbe a ISP di creare una posizione di leadership dominante in Italia, anomala tra i grandi Paesi europei e potenzialmente dannosa per il tessuto economico e sociale dei territori in cui opera UBI Banca.