Il fallimento della riforma sanitaria e dei provvedimenti di controllo dell’immigrazione hanno permesso una stabilizzazione delle quotazioni dell’oro sopra i 1.200 dollari. Ora, per capire dove potrebbe andare il metallo giallo, bisogna guardare al terzo tentativo di Trump, la riforma fiscale
“Il successo o l’eventuale insuccesso della riforma fiscale annunciata da Donald Trump avrà conseguenze dirette sul prezzo dell’oro”.
È quindi ancora una volta al presidente degli Stati Uniti che bisogna guardare per cercare di capire cosa farà il metallo giallo. Ne è convinto Joe Foster, portfolio manager e strategist dei fondi oro e metalli preziosi di Van Eck.
Purtroppo cercare di capire cosa farà (o non farà) Trump è sempre difficile. Questa incertezza, tuttavia, può essere un sostegno per i prezzi di quello che è ancora oggi il principale bene rifugio.
Cosa farà il presidente degli Stati Uniti d’America. O, sarebbe meglio dire, cosa ha fatto. Ha appena presentato un progetto di riforma fiscale la cui punta di diamante è il taglio dell’aliquota per le imprese al 15%. La proposta è incompleta e manca di indicazioni sulle coperture. Il che porta a chiedere se Trump si stia avviando a un terzo insuccesso dopo le sconfitte sulle restrizioni agli ingressi negli Usa e sulla riforma sanitaria.
“Dopo queste due sconfitte – riprende Foster – si va a poco raffreddando l’iniziale euforia dei mercati nei confronti di Trump. Queste battute d’arresto nella fase iniziale dell’amministrazione hanno sostenuto il prezzo dell’oro e fatto sì che il suo corso si stabilizzasse al di sopra della rilevante soglia dei 1.200 dollari l’oncia”.
La riforma fiscale potrebbe rilanciare la presidenza Trump, oppure gettare un’ombra sull’attuazione delle attese riforme a favore della crescita dell’economia.
“Una terza sconfitta sulla riforma fiscale potrebbe causare una crisi di fiducia, il che determinerebbe un potenziale di crescita per il prezzo dell’oro”.
Il ciclo economico è in una fase matura
C’è un altro fattore che può incidere sulle quotazioni dell’oro. L’economia statunitense è entrata in una congiuntura di fine ciclo.
“L’attuale fase espansiva – spiega Foster – e la corsa agli investimenti azionari sono tra i più lunghi della storia della Borsa”. La fase di rialzo dell’indice S&P 500, dura ormai da otto anni ed è la seconda per durata dal 1928. L’economia è invece nella terza maggiore fase espansiva sempre dal 1928 ma il prodotto interno lordo è cresciuto solo dell’1,8% annuo negli scorsi otto anni”.
Il mercato azionario statunitense sarebbe quindi di gran lunga sopravvalutato e i bassi valori delle richieste di sussidio di disoccupazione che si riscontrano attualmente sarebbero tipici degli ultimi mesi e anni di una fase economica espansiva.
“Di fronte a una situazione simile questo sembra essere il momento giusto per mettesi al sicuro da perdite finanziarie e cominciare a riflettere sull’opportunità di navigare verso il porto sicuro offerto dall’investimento in oro” conclude Foster.