L’oro sta lentamente risalendo dopo una recente diminuzione influenzata dal sentimento di ieri. Tuttavia, le proiezioni indicano la possibilità di un notevole aumento del valore del metallo prezioso nel corso del 2024.
Al momento della scrittura, i contratti futures sono scambiati a $1.950,65, mentre il prezzo dell’oro sul mercato immediato è di $1.915 all’oncia. La giornata di giovedì 10 agosto è stata piuttosto complessa per il settore dei lingotti d’oro. I dati relativi all’inflazione annuale negli Stati Uniti, più deboli del previsto, hanno amplificato la speranza che la Federal Reserve (Fed) si avvicini alla fine dell’attuale ciclo di aumenti dei tassi di interesse. Questa situazione ha determinato un repentino calo del valore del dollaro statunitense, sincronizzato con la diminuzione dei rendimenti dei titoli del Tesoro. Di conseguenza, il prezzo dell’oro ha sperimentato un balzo raggiungendo i $1.930.
I motivi della crescita
Nel corso del 2024, sembra probabile che i prezzi dell’oro raggiungeranno livelli massimi storici. Questo trend è spinto dalla riduzione dei tassi di interesse e dalle crescenti paure di una possibile recessione, che stanno aumentando il ruolo dell’oro come bene rifugio.
Due fattori fondamentali stanno guidando queste ottimistiche proiezioni riguardo al metallo prezioso. In primo luogo, un’attenzione particolare è rivolta alla politica adottata dalla Federal Reserve. Il futuro rimane incerto, oscillando tra la pressione di ulteriori incrementi del costo del denaro e l’eventualità di annunciare presto la fine dei rialzi dei tassi. A partire da marzo 2022, la Federal Reserve ha iniziato una serie costante di aumenti dei tassi, rispondendo a un’inarrestabile inflazione che aveva raggiunto livelli record degli ultimi 40 anni. In meno di due anni, i tassi sono stati alzati dal 5,25% al 5,5%. Ora, emergono segnali di un rallentamento dell’inflazione e, dopo una pausa nei rialzi a giugno (esclusa luglio), si potrebbe assistere a un allentamento delle misure restrittive. In tal scenario, è possibile che il prezzo dell’oro benefichi e registri un incremento.
In generale, i prezzi dell’oro tendono a mostrare una correlazione inversa rispetto ai tassi di interesse. Con l’aumentare del costo del denaro, la richiesta di oro solitamente diminuisce, poiché investimenti alternativi, come le obbligazioni, diventano più attraenti e generano maggiori rendimenti. In aggiunta, secondo analisti esperti, il metallo prezioso ha dimostrato una performance superiore rispetto alla maggior parte delle altre asset class principali durante gli ultimi 12 mesi. Questo successo è stato alimentato dalla sua capacità di resistere all’aumento dei tassi di interesse e dalla sua validità come investimento sicuro contro l’inflazione.
Il secondo elemento di rilievo è la previsione di una possibile recessione o un rallentamento economico. L’oro storicamente ha dimostrato di avere prestazioni positive in periodi di incertezza come le recessioni e la stagflazione. Questo è dovuto al suo status di riserva di valore affidabile e alla sua funzione di copertura contro l’inflazione. Anche se le prospettive di un peggioramento della crescita economica negli Stati Uniti stanno attenuandosi, le possibilità restano e il 2024 potrebbe presentare sfide significative in questo contesto.
Gli esperti: ecco dove può arrivare il prezzo dell’oro
L’amministratore delegato di TD Securities e responsabile globale della strategia delle materie prime, Bart Melek ha espresso ottimismo sul prezzo dell’oro, come riportato da Cnbc. Tra i suoi commenti:
“Vedo l’oro salire sopra i 2.100 dollari alla fine del 2023, inizio 2024 come livello di trading. Sono positivo sull’oro perché credo che la Fed sposterà la politica dalla sua attuale modalità restrittiva. Credo che ciò accadrà prima che venga raggiunto l’obiettivo del 2% di inflazione”
Secondo David Neuhauser, il fondatore di Livermore Partners, l’obiettivo di prezzo per l’oro è stimato a $2.500 entro la fine del 2024. Egli prevede che le forze recessive potrebbero prendere piede nel corso dell’anno e nel 2024, contribuendo all’incremento del prezzo dell’oro. Neuhauser è ottimista riguardo al 2024, sottolineando che prevede un’esplosione del valore dell’oro che porterà a nuovi massimi. Neuhauser ha anche anticipato che la stagflazione potrebbe continuare nell’economia globale nei prossimi anni, con l’inflazione prevista tra il 3% e il 5%.
E l’Italia è uno dei paesi con più riserve d’oro al mondo
Nel primo trimestre del 2023, la domanda di oro da parte delle banche centrali ha registrato un aumento eccezionale del 176%, raggiungendo 228 tonnellate, stabilendo un nuovo record storico per questo periodo. Questo trend di acquisti netti di oro da parte delle banche centrali è stato evidente anche nei trimestri precedenti del 2022, con livelli di domanda senza precedenti risalenti almeno al 2010.
Nonostante l’entità economica di una nazione non sia direttamente proporzionale alle sue riserve auree, l’Italia si colloca al terzo posto nel mondo per quantità di oro detenuto dalle sue banche centrali, eccedendo l’ottava posizione globale in termini di PIL. Gli Stati Uniti si confermano leader nelle riserve auree, seguiti dalla Germania e dall’Italia con un notevole divario. Le riserve auree italiane ammontano a 2.451,8 tonnellate, con un valore di 148,8 miliardi di euro al prezzo del 15 maggio 2023.
La ricchezza delle riserve auree italiane può essere messa in prospettiva confrontandola con la fortuna dei più ricchi individui al mondo. L’Italia si posiziona al terzo posto, superando il patrimonio di Jeff Bezos e piazzandosi dietro a Bernard Arnault ed Elon Musk secondo i dati di Bloomberg aggiornati al 15 maggio. Da un’altra prospettiva, l’ipotesi teorica di vendere una parte delle riserve auree italiane potrebbe finanziare completamente la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, come indicato nell’ultimo Documento di Economia e Finanza del governo.
Un elemento da considerare riguardo alle riserve auree è che non tutte sono conservate fisicamente nel Paese di appartenenza. Nel caso dell’Italia, il 55% dell’oro detenuto dalla Banca d’Italia è depositato presso altre banche centrali, tra cui Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito. Questa strategia contribuisce a diversificare i rischi e a ridurre i costi di trasporto, agevolando eventuali operazioni di vendita all’estero.