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Oro: la fase di rialzi a lungo termine non è compromessa

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SIENA (WSI) – La caduta dell’oro degli ultimi giorni può essere ascritta principalmente all’“effetto concorrenza” di altri asset in forte rialzo come ad esempio il comparto azionario Usa e quello nipponico.

· Il calo è stato straordinario per la velocità con sui si è manifestato. L’entità del ribasso (circa 25% dai massimi di ottobre) risulta invece in linea con fasi analoghe verificatesi dal 2000 ad oggi mediamente ogni 4 anni

· Graficamente le correzioni di tale entità hanno comportato un cambio di velocità del trend, che è comunque continuato

· Da un punto di vista fondamentale il calo si è arrestato molto vicino al costo medio di estrazione identificato intorno ai 1200$/oz con però un’ampia dispersione tra le singole società aurifere

· Nel breve termine, un calo di notevole entità necessiterà probabilmente ancora di diverse settimane per consentire una stabilizzazione dei prezzi che non esclude la possibilità di temporanea ripresa delle pressioni ribassiste

· Nel medio lungo termine rimane confermato il trend primario rialzista in concomitanza soprattutto con l’attesa di ulteriore incremento della liquidità su scala globale e di permanenza dei tassi su livelli storicamente molto contenuti.

Come spiegare il forte calo dell’oro degli ultimi giorni?

Sinteticamente possiamo ascrivere il movimento a due fattori principali:

1. Performance negativa degli ultimi mesi, soprattutto se raffrontato ad altri asset sia azionari sia obbligazionari: all’11 aprile, ossia un giorno prima del forte calo l’oro presentava una performance da inizio anno di -6,5% a fronte ad esempio del +16% dell’indice S&P500 e del +43% dell’indice Nikkei

2. Mancata reazione, di fronte ad eventi tipicamente supportivi dell’oro in passata (ad esempio tematiche come il fiscal cliff, la crisi di Cipro, l’avvento di una forte manovra BoJ).

Queste indicate sono le ragioni principali. Ve ne sono altre sebbene meno rilevanti in rodine di importanza?

Come corollario possiamo aggiungere il fatto che da metà marzo gli operatori hanno cominciato ad ipotizzare uno scenario di forte calo dell’inflazione, come testimoniato dal marcato ribasso delle aspettative di inflazione (Fig.1) misurate tramite i prezzi dei relativi titoli Usa ad essa indicizzati.

Consideriamo tale aspetto più di contorno e meno strutturale in quanto, come si può vedere dal grafico, il prezzo dell’oro aveva cominciato la fase di discesa quando le aspettative di inflazione stavano seguendo ancora un trend crescente.

Oro vs aspettative di inflazione (Tips 5 anni)

· Altro aspetto da considerare è il calo dell’ammontare di oro detenuto dagli Etf globali (Fig.2). Anche in qs caso come per le aspettative di inflazione, l’oro era cominciato a calare anche quando gli ammontari erano ancora in crescita. Il calo di questi ultimi è iniziato a metà febbraio: da allora ad oggi la fuoriuscita è stata di circa 12Mld$. In termini percentuali, il calo calcolato in tonnellate è stato pari a circa il 10% da metà febbraio a fronte di una discesa del prezzo dell’oro di circa il 15% nello stesso periodo. La debolezza più marcata dell’oro potrebbe essere sintomatica di un calo legato in termini relativi più a vendite tramite strumenti derivati piuttosto che di oro fisico.

Oro vs ammontare detenuto da Etf globali

· Un’ulteriore evidenza della maggiore pressione delle vendite sul comparto derivato è la seguente: gli ammontari scambiati sul mercato dei future al Comex su base giornaliera il 15 ed il 16 di aprile, sono stati pari a circa il 60% della produzione annuale in termini di once, a fronte di una media giornaliera del 2013 pari a circa il 20%.

Quali sono gli aspetti straordinari ed ordinari (se ve ne sono) in quello che è accaduto negli ultimi giorni?

Il movimento ribassista è stato molto forte se rapportato al ristrettissimo periodo temporale in cui si è verificato (due soli giorni), ponendolo tra i maggiori verificatosi in soli due giorni negli ultimi 30 anni.

Se si osserva però l’entità del movimento in termini percentuali e lo si confronta su quanto avvenuto negli ultimi anni sul prezzo dell’oro, emerge come tale fenomeno sia abbastanza ciclico e dal 2000 ad oggi è stato indicativo di un cambio di pendenza del trend primario crescente. Certo, è facile a dirsi ex post e molto meno ex ante, non c’è dubbio.

Proviamo a spiegarci meglio. Innanzitutto emerge come dal 2000 ad oggi le fasi di calo rispetto a punti di massimo relativo sono state contenute nel range 20/30%. Nel grafico sono indicate le principali 4 fasi (Fig.3) dal 2000 ad oggi in cui tali cali si sono manifestati : metà 2006 (-26%), fine 2008 (-30%), fine 2011 (-20%), fine 2012/2013 (-26%).

Dallo stesso grafico emerge come le fasi di storno citate si sono verificate in corrispondenza di un cambio della velocità del trend rialzista che si è verificato circa ogni 4 anni dal 2000 ad oggi.

Oro: i cicli quadriennali del trend primario

Queste considerazioni indurrebbero ad interpretare il forte calo di inizio settimana come anticamera di un diminuzione della velocità del trend primario crescente che aveva registrato una forte accelerazione dal 2009, ossia in corrispondenza della prima manovra Fed da oltre 1500Mld$.

In altri termini il trend primario sarebbe ancora intatto con però una marcata correzione della pendenza (ossia velocità di questo trend), ridimensionata rispetto a quella degli ultimi 4 anni., come indicato in Fig.4 con il passaggio dalla trendline in azzurro a quella in giallo.

Oro: il cambio di pendenza del trend primario rialzista

Da un punto di vista fondamentale, il livello di minimo raggiunto questa settimana di 1320$/oz, è molto vicino al livello indicato da diversi analisti come media del costo complessivo di estrazione delle principali miniere. Tale costo non è di facile identificazione. Ad esempio il prezzo di estrazione riferito ai primi 9 mesi del 2012 calcolato da GFMS Thomson Reuters è pari a 1150$/oncia. Si tratta comunque di un valore medio che presenta una elevata dispersione, in considerazione del fatto che molte miniere (soprattutto quelle più recenti) presentano costi superiori a tale livello.

Proviamo a riepilogare questa fitta rete di considerazioni?

La recente fase di correzione presenta aspetti straordinari ed ordinari:

1. Aspetti straordinari: ampiezza temporale (due giorni) in cui il calo si è verificato, il maggiore da oltre 30 anni

2. Aspetti ordinari: dal 2000 ad oggi i cambi di velocità del trend primario crescente sono stati preceduti da fasi di calo nell’ordine del 20-30%

· Il trend primario sembrerebbe pertanto ancora intatto con il prezzo. Sarebbe invece cambiata la velocità (in netto calo) con cui il trend potrebbe proseguire nei prossimi mesi

· Le considerazioni fondamentali a sostegno della prosecuzione del trend primario risiedono ancora in :

1. elevata liquidità nel sistema e nella possibilità che in prospettiva possa ancora aumentare (si veda il caso Giappone ed il caso o Fed dove sta emergendo ad esempio il timore per un eccessivo calo dell’inflazione al punto da ipotizzare nuove manovre Fed)

2. prosecuzione della lunga fase di bassi livelli dei tassi di interesse con tassi reali negativi

3. protezione da rischi sistemici

4. prosecuzione degli acquisti o comunque ridimensionamento del timore di vendite da parte delle banche centrali mondiali: su questo punto è da segnalare anche l’approvazione del referendum per il rimpatrio dell’oro svizzero che tra le altre cose contempla anche l’apposizione del divieto di vendite oltre che l’incremento al 20% della quota di oro sulle riserve complessive

· Nel breve termine, l’effetto emotivo determinato dal forte calo in soli due giorni potrebbe comportare una fase di assestamento di diverse settimane, su cui potrebbe incidere anche il clima complessivamente favorevole al comparto azionario Usa (con la possibile eccezione del mese di maggio dove si concentrano diversi temi tra cui quello del debt ceiling) in un contesto di elevata liquidità soprattutto per la forte distribuzione da parte delle aziende tramite dividendi e buy back

· Nel medio lungo termine rimane ancora in essere il trend primario rialzista, sebbene con una velocità verosimilmente inferiore rispetto a quella degli ultimi 4 anni

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SIENA (WSI) – Tassi & Congiuntura: in area Euro ieri le attese per la nomina del presidente italiano non hanno inficiato l’andamento del mercato obbligazionario e di quello azionario. Lo spread è rimasto intorno ai 300 pb dopo essere sceso fino a 292. Il movimento è stato favorito anche dalle positive aste spagnole che hanno visto il collocamento di un ammontare superiore a quanto offerto. La camera bassa del parlamento tedesco (Bundestag) inoltre ha approvato il piano cipriota da 10 Mld€ e l’estensione della scadenza del piano irlandese e portoghese. L’approvazione però è stata raggiunta grazie ai voti dell’opposizione. In Portogallo il governo ha annunciato un piano da 1 Mld€ che andrebbe a sostituire le misure rigettate dalla Corte Costituzionale. Il piano dovrebbe permettere al paese di superare la settima revisione ed ottenere un’estensione del piano di salvataggio.

La Troika continuerà a discutere con le autorità cipriote fino al completamento della revisione. Il membro della Bce Liikanen durante un’intervista ha dichiarato che la Bce sta esplorando tutte le opzioni in grado di permettere la trasmissione della politica monetaria all’economia. In merito alla possibilità di acquisto diretto di corporate bond da parte della Bce ha affermato che “bisogna sempre essere pronti a guardare nuove opzioni”. Mersch, altro membro Bce, che in un’intervista al Sole24ore ha dichiarato che uno degli strumenti per sostenere il credito alle piccole e medie imprese è il rilancio delle cartolarizzazioni, eventualmente applicando requisiti di capitale meno severi per le banche. Secondo Mersch la Bce è pronta ad agire nelle sue aree di competenza, ma anche in collaborazione con altre istituzioni che hanno responsabilità su questo, come le banche dello sviluppo. Lo stesso Draghi ha infatti dichiarato che la Bce è pronta a collaborare con i governi e con la Bei. Mersch è anche intervenuto sulla necessità di creare un’unione bancaria, precisando che il meccanismo di vigilanza unica deve essere affiancato da un’autorità di risoluzione delle banche.

Sul fronte aste, la responsabile del debito pubblico, Maria Cannata, ha annunciato che è allo studio la possibilità di emettere un Btp indicizzato all’inflazione italiana di tipo standard, ovvero con la rivalutazione all’inflazione a scadenza e non subito come nel caso del Btp Italia. La scadenza sarebbe però più lunga dei 4 anni del Btp Italia ed oltre la vita media del debito, e sarebbe destinato ad investitori istituzionali. Negli Usa i tassi governativi permangono su livelli contenuti, pari all’1,7% sul comparto decennale. Anche in un contesto apparentemente stabile, emergono tuttavia indicazioni ben precise dal comparto obbligazionario. In particolare il riferimento è ai titoli indicizzati all’inflazione che ieri sono stati fortemente penalizzati dopo la deludente asta da 18Mld$ sul comparto a 5 anni, l’importo storicamente più elevato in emissione per i Tips di questa scadenza.

Il rapporto domanda/offerta ha registrato il livello minimo dal 2008 e le aspettative implicite di inflazione sono scese di oltre 10pb, posizionandosi al di sotto della soglia del 2%, livello importante in quanto identificato come target dalla Fed. Queste indicazioni stanno spingendo alcuni membri Fed (Lacker, Kocherlakota e Bullard di cui solo quest’ultimo membro votante) ad enfatizzare i rischi che uno scenario di forte calo dell’inflazione porrebbe al punto da non escludere in tal caso ulteriori manovre Fed. Lo scenario disinflattivo sta occupando maggiore spazio nei discorsi dei membri Fed parallelamente al forte calo dei prezzi delle commodity.

Valute: l’euro continua a quotare al di sopra del supporto 1,30 verso dollaro con la volatilità che ieri si è considerevolmente ridotta rispetto alle due giornate precedenti. Le resistenze per oggi si collocano a 1,31 e 1,32. Bassa volatilità anche sull’euro/sterlina che resta compresa tra il supporto 0,85 e la resistenza 0,8640. Lo yen stanotte è tornato a deprezzarsi verso tutte le principali valute dopo che il ministro delle finanze Aso ha dichiarato che al G20 non ci sono state opposizioni all’attuale politica monetaria del Giappone. Per oggi verso euro la resistenza più vicina si colloca presso 130, il supporto a 128.

Tra le migliori valute della notte troviamo anche il rublo, favorito dal rimbalzo del prezzo del petrolio. La settimana in corso è stata particolarmente favorevole per le valute asiatiche (la migliore da vari mesi) poiché ci sono stati flussi in entrata di capitali nell’area. Il bath tailandese ha toccato il massimo da 16 anni verso dollaro Usa su acquisti di bond locali da parte degli investitori stranieri.

Commodity: lieve rimbalzo per le materie prime ieri dopo le perdite nelle giornate precedenti nonostante sia proseguito il calo delle borse Usa. Il Brent questa mattina si colloca nuovamente in prossimità dei 100$/barile. Il maggiore rialzo della giornata è stato registrato dal gas naturale Usa (+4,4%), sui massimi da 21 mesi dopo l’aumento delle scorte minore delle attese. In recupero anche i metalli preziosi con l’oro che questa mattina si colloca sopra i 1400$/oncia su segnali di forte interesse per l’acquisto di oro fisico in Cina ed India dopo il recente forte calo. Recuperano i metalli industriali, misti gli agricoli con il rialzo del caffè (+2,1%) ed il calo del mais (-2,4%).

Azionario: contrastata la chiusura delle borse europee di ieri dopo quattro sedute consecutive di calo. Il Dax ha chiuso in negativo per la quinta seduta consecutiva, mentre hanno chiuso sopra la parità Parigi, Madrid e l’indice italiano. Dopo un inizio di seduta in negativo, si è assistito ad una riduzione delle perdite con l’apertura di Wall Street. All’interno dello Stoxx 600 le perdite più forti sono state registrate dai bancari e costruzioni, mentre i migliori sono stati i settori Health Care e telecomunicazioni. L’indice italiano è risultato il migliore d’Europa grazie principalmente al rialzo del settore bancario. Oggi la sessione si è aperta con un rialzo dei listini europei.

Negli Usa listini in calo con l’indice S&P500 ai minimi da sei settimane con volumi in contrazione. La novità rispetto al forte calo della precedente seduta è stato il fatto che tra i settori più penalizzati questa volta figura anche l’health care che ieri ha chiuso in negativo di oltre l’1%. Tale comparto presenta ancora la migliore performance da inizio anno (+17%) a fronte invece di un recupero dell’indice generale di circa l’8%. E’ continuato il calo anche del comparto dei costruttori (-1,3%) ma su tutti spicca ancora la forte penalizzazione del comparto tecnologico che ieri ha perso circa l’1,5%, sulla scia soprattutto della prosecuzione del calo di Apple (-2,7%), ai minimi da gennaio 2012. In controtendenza il comparto telecomunicazioni, in recupero dell’1%.

Sul fronte trimestrali è stata deludente quella di Morgan Stanley che ha lasciato sul terreno oltre il 5%. A mercati chiusi son state ben accolte le trimestrali di Google e Microsoft, mentre invece è stata deludente quella di IBM che nella sessione after-hour è arrivata a perdere fino a circa il 6%. Ieri è proseguito il calo delle borse emergenti con l’indice MSCI EM sceso ai minimi da quasi 5 mesi guidato dal ribasso delle società tecnologiche, in particolare tra quelle fornitrici della Apple. In controtendenza l’India (+1,5%) dopo la riduzione del deficit commerciale a marzo ai minimi da 2 anni. Questo aumenta la possibilità di una politica monetaria espansiva in futuro, anche grazie al contemporaneo calo delle commodity. Oggi l’ India è chiusa per festività nazionale.

In lieve recupero anche il Brasile (+0,5%). Questa notte si è registrato un recupero dei principali listini asiatici con la Cina in rialzo di oltre il 2% su attese di rimbalzo dell’economia quest’anno secondo quanto dichiarato da un ricercatore del governo. Bene anche Taiwan (+1,8%) dopo che Taiwan Semiconductor, principale produttore al mondo di chip, ha messo a segno un rialzo superiore al 6% su attese di vendite trimestrali record grazie alla maggiore domanda di smartphone.

INFORMAZIONI DI STAMPA SU TITOLI

BANCA POPOLARE DI MILANO – Il presidente Andrea Bonomi ha detto che vuole rimborsare i Tremonti Bond il prima possibile, anche per una questione di prestigio della banca. Bonomi ha spiegato che l’istituto è in attesa del parere della Banca d’Italia sul progetto di trasformazione in SpA ed è fiducioso sull’appoggio del sindacato, che sul tema governance non deve lanciare una battaglia ideologica. La popolare adotterà nelle prossime assemblee tutte le regole che garantiscono la maggiore trasparenza possibile come il voto palese o comunque tracciabile.

FIAT – La società vara un riassetto tra le controllate per la razionalizzazione del portafoglio. Numerosi immobili passano in Fiat Gestione Partecipazioni. In Fiat Partecipazioni restano gli asset legati al business dell’auto.

FINMECCANICA – La controllata Alenia Aermacchi ha firmato con Eurofighter un contratto da 170 Mln€ per la fornitura di componenti per i 12 Eurofighter Typhoon ordinati a dicembre scorso dall’Oman.

MEDIOLANUM – La società si prepara ad annunciare un “buon primo trimestre” e, visti i segnali incoraggianti di aprile, si aspetta che la raccolta netta continui sostenuta anche nel secondo trimestre. Lo ha detto Massimo Doris, vicepresidente di Mediolanum e A.D. di Banca Mediolanum.

TELECOM ITALIA – L’A.D. della Cdp Giovanni Gorno Tempini ha detto che la Cassa depositi e prestiti guarda con attenzione ai piani futuri di Telecom in merito allo scorporo della Rete.

GOOGLE – La società ha registrato nel primo trimestre del 2013 un utile netto in aumento del 16% a 3,35 Mld$, o 9,94$ per azione, rispetto ai 2,89 Mld$ dello stesso periodo dell’anno precedente. I ricavi sono cresciuti del 31% a 13,97 Mld$.

IBM – Risultati trimestrali deludenti per il colosso americano dei pc, che ha registrato una lieve flessione dell’utile netto che passa a 3,03 Mld$ dai 3,07 Mld$ dello stesso periodo dell’anno precedente. Sotto le aspettative del mercato anche i ricavi della società che sono scivolati del 5% a 23,41 Mld$.

MICROSOFT – Dati positivi per Microsoft che ha terminato i primi tre mesi dell’anno in corso con un utile netto in crescita del 19% a 6,06 Mld$, pari a 0,72$ per azione, contro i 5,11 Mld$ registrati lo stesso periodo del 2012. Crescono anche i ricavi a 20,49 Mld$ (+18%). Nell’annunciare i risultati trimestrali, la società ha comunicato che Peter Klein, chief financial officer del gruppo, lascerà l’incarico alla fine dell’esercizio fiscale.

MORGAN STANLEY – Il colosso finanziario statunitense ha registrato nel primo trimestre dell’anno un utile netto pari a 984 Mln$, o 0,49$ per azione, rispetto alla perdita di 94 Mln$ registrata nello stesso periodo dell’anno passato.