Il comportamento dell’oro, il bene rifugio per eccellenza, è stato piuttosto prevedibile nella fase in cui la pandemia globale aveva innescato l’ondata di vendite sui mercati azionari. Il trend di rialzo per il metallo giallo, favorito dal clima di incertezza, si era poi bruscamente interrotto fra il 9 e il 19 marzo, con un crollo verticale superiore al 12%, poi recuperato nel giro di un paio di settimane. Da quel momento in avanti al deciso rimbalzo dei mercati azionari si è affiancato anche il rally dell’oro, culminato mercoledì 1 luglio con un valore intraday di 1.807 dollari l’oncia: il prezzo massimo mai toccato dal settembre 2011.
Secondo il responsabile della strategia sulle materie prime di Saxo Bank, Ole Hansen, l’oro continuerà la sua crescita con la possibilità di regalare nuove soddisfazioni agli investitori: “La capacità che l’oro ha nel frustrare, e poi nel ricompensare i risparmiatori, è probabile che si renderà pienamente evidente nel terzo trimestre”, ha dichiarato l’analista. Secondo Hansen la soglia dei 1800 dollari l’oncia sarà nuovamente superata entro quest’anno.
Non solo: nei prossimi anni il responsabile per le commodity di Saxo Bank ha affermato che l’oro potrebbe toccare nuovi massimi storici. Hansen non si è sbilanciato nel fornire una cifra precisa, ma si tratterebbe almeno di un incremento del 6,7% rispetto ai valori attuali).
Le cause che porterebbero a un nuovo record
Attualmente l’oro resta l’unica materia prima “chiave” ad aver registrato un rialzo da inizio anno, con un incremento del 16,1% nei primi sei mesi dell’anno. Il paniere del Bloomberg commodity index, nello stesso periodo, aveva ceduto il 21,4%, mentre l’indice azionario globale MSCI World era in ribasso del 7%.
Secondo Saxo Bank, l’oro potrà continuare a salire in quanto si sta presentando la “necessità politica” di far crescere l’inflazione, in un contesto di crescenti debiti pubblici e privati. L’aumento dei prezzi, infatti, aiuta a mantenere sotto controllo la solvibilità dei debitori. Oltre a questo si aggiungono un aumento della crescita globale dei risparmi e un innalzamento delle tensioni geopolitiche in vista delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti a novembre.
Lo scorso 19 giugno anche Goldman Sachs aveva espresso una visione rialzista sull’oro, che sarebbe motivata, fra le altre cose, dall’indebolimento del dollaro. Gli analisti della banca d’affari avevano previsto i target di 1800, 1900 e 2000 dollari all’oncia per i successivi tre, sei e 12 mesi.