Per quanto potrà durare la tendenza al rialzo dell’oro? E’ una domanda che è emersa più volte nel dibattito dei mesi scorsi, segnati prima dal repentino crollo dei mercati azionari, e poi da un recupero decisamente spedito.
In entrambe le fasi, l’oro ha sempre puntato verso l’alto, e ora si trova da qualche settimana intorno ai 2.000 dollari. Secondo Benjamin Louvet, Commodities Portfolio Manager di Ofi Asset Management, le premesse macroeconomiche per ulteriori rialzi del metallo giallo ci sono tutte.
I motivi del rialzo
“L’oro non è un bene che porta rendimenti, quindi è finanziariamente attraente solo in relazione con altre asset class che invece i generano rendimenti”, ha ricordato Louvet in una nota, “oggi una larga parte di titoli di stato e una percentuale crescente di obbligazioni societarie sono entrate nel territorio dei rendimenti negativi.
Con circa 16mila miliardi di dollari di asset che attualmente offrono tassi d’interesse negativi, l’oro è dunque tornato in voga tra gli investitori”. Continuerà ad essere così? “Per determinare se il metallo giallo abbia ancora potenziale di rialzo”, ha precisato l’esperto, “è importante capire se i tassi di interesse reali continueranno a scendere”.
Le prospettive dei tassi reali e l’influenza sull’oro
Secondo Louvet il primo dato che dovrebbe far riflettere è il livello dei debiti pubblici. L’eventuale aumento dei tassi d’interesse sul debito, secondo l’esperto, sarà ostacolato in ogni modo. Questo perché se il debito pregresso è grande, maggiore è l’impatto sulle casse pubbliche di un eventuale aumento dei tassi d’interesse. “I tassi di interesse dovranno necessariamente restare bassi”, ha affermato con decisione l’esperto di Ofi AM.
L’altro elemento cruciale per definire i rendimenti reali è l’inflazione: un suo aumento tende a ridurre la remunerazione degli investitori, una volta che questa è stata depurata dagli aumenti dei prezzi. Le politiche monetarie estremamente accomodanti, nel 2008, non sono state premessa di notevoli aumenti dei prezzi, ma quest’ultima crisi potrebbe seguire un copione diverso.
“Oltre alle politiche monetarie accomodanti, per combattere la pandemia sono state prese numerose misure di stimolo economico e fiscale”, ha affermato Louvet, “molte di queste iniziative hanno iniettato liquidità direttamente nell’economia reale, quindi il loro potenziale inflazionistico è molto maggiore”.
“Data la stretta e inversa correlazione tra prezzo dell’oro e livello dei tassi d’interesse reali, un aumento dell’inflazione potrebbe spingere il prezzo dell’oro a livelli ancora più alti”, ha concluso l’esperto, “riteniamo dunque che le aspettative sull’inflazione potrebbero crescere e permettere al prezzo dell’oro di continuare a salire senza neanche attraversare una fase di assestamento intermedia”.