Non si arresta la corsa dell’oro. Per il secondo giorno di fila, il metallo prezioso segna rialzi che portano le quotazioni su livelli che non si vedevano da circa sei anni. Sui mercati asiatici, i prezzi hanno superato quota 1.400 dollari, raggiungendo i massimi di 1.405 dolllari per oncia (+1,3%).
A mettere in moto la nuova ondata di acquisti, l‘apertura della Fed ad un nuovo taglio dei tassi. Una prospettiva che, allo stesso tempo, ha spinto i rendimenti dei Treasury a dieci anni sotto il livello chiave del 2% per la prima volta dal novembre 2016.
Allo stesso tempo, il dollar index, indice che traccia l’andamento del dollaro controllo altre valute ha segnato un calo a 96.543 dopo aver toccato 97.6 all’inizio della settimana.
Il lingotto sta riguadagnando appeal anche come bene rifugio, non solo di fronte al rischio di una brusca frenata dell’economia globale ma anche di fronte alle crescenti tensioni geopolitiche. Ieri il presidente americano Donald Trump ha approvato attacchi militari mirati contro l’Iran dopo il drone Usa abbattuto, ma poi ha ha cambiato idea. Lo riporta il New York Times, citando alcune fonti secondo le quali alle 19 di ieri ora locale (l’1 di oggi in Italia) i funzionari militari e diplomatici erano in attesa dell’attacco dopo l’intenso dibattito delle ore precedenti alla Casa Bianca.
Ma la corsa delle ultime ore potrebbe non essere al capolinea. Secondo Christopher Lewis, analista di FX Empire, il prezzo dell’oro è diretto verso quota 1.500 dollari. Un prezzo obiettivo considerato ragionevole anche da Citigroup, che ha recentemente rivisto al rialzo le stime sui prezzi.