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Oro, vittima di una euforia irrazionale

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MILANO (WSI) – L’oro sta perdendo lucentezza. Nella lunga fase nella quale l’ascesa sembrava inarrestabile siamo stati attaccati – a volte anche duramente, come capita spesso in rete – per aver messo in guardia gli investitori non esperti dal fatto che l’oro è un tipo di attività finanziaria estremamente volatile e sicuramente poco adatta ai risparmiatori non particolarmente esperti in finanza, che sono poi quelli a cui principalmente ci rivolgiamo con questo sito.

La radicata idea in base alla quale oro sarebbe lo strumento adatto per proteggersi dall’inflazione è una delle tante leggende metropolitane che popolano la sottocultura finanziaria.

In realtà l’oro è un’attività finanziaria il cui valore è in larghissima parte legato ad una convenzione che ormai è più un retaggio della storia che una realtà.

L’oro non produce alcun flusso finanziario. Non vi è nessuna buona ragione concreta per la quale il suo valore dovrebbe crescere o almeno rimanere stabile. L’oro non produce cedole, non stacca dividendi, non viene impiegato – se non in quantità del tutto trascurabili – in attività produttiva come avviene per le altre materie prime.

Di fatto, l’oro rappresenta esclusivamente un costo per la sua conservazione in sicurezza. L’oro ha valore solo perché in un passato ormai lontano – e che ragionevolmente non può ritornare, sebbene vi siano ancora molti nostalgici dell’epoca del gold standard – era convenzionalmente riconosciuto come mezzo di scambio, come moneta. Da molti decenni, ormai, questa cosa non esiste più e si continua a raccontare la leggenda metropolitana in base alla quale l’oro sarebbe un buon strumento contro l’inflazione (1). GUARDA PRIMO GRAFICO

Come si può vedere nel giro di relativamente pochi anni il c.d. metallo prezioso è passato dal valore di circa 100 dollari l’oncia fino a 900 dollari l’oncia. Dopo il picco, nel giro di poche settimane vi fu un crollo che portò quasi a dimezzarne il valore.

A seguito del crollo vi fu un tentativo di ripresa che portò il prezzo a circa 700 dollari (naturalmente ben lontano dal picco, ma sempre a valori elevatissimi). La ripresa, però, durò poco. Il destino del prezzo dell’oro era segnato. Una euforia irrazionale non può avere basi solide.

Non è possibile che il prezzo di una qualunque attività finanziaria decuplichi nel giro di pochi anni e rimanga stabile su quei prezzi a lungo. Così, il prezzo dell’oro iniziò la sua disfatta che lo portò a dimezzare il suo valore.
Alla faccia dello strumento che protegge dall’inflazione! Ma il bello deve ancora venire.

Dai primi anni 80 fino ai primi degli anni 2000 il prezzo dell’oro è rimasto sostanzialmente in quella fascia di prezzo! Si parla di oltre un ventennio nel quale chi aveva comprato l’oro anche dopo il crollo non era riuscito neppure a proteggersi dall’inflazione!

L’ascesa del prezzo dell’oro è durata un po’ più anni rispetto agli anni ’70. Ad inizio del 2000 il prezzo dell’oro si aggirava sui 300 dollari l’oncia (vi ricordate nel grafico precedetene i 900 e poi i 700 dollari nel 1980 e infine il crollo sui 300 dollari nel 1982? Ebbene sì, nel 2000 eravamo ancora lì).

Dal livello di circa 300 dollari l’oncia siamo arrivati alla follia del tutto irrazionale di circa 1900 dollari. Da quel picco massimo non abbiamo visto un tracollo come nel 1980. La storia non si ripete mai uguale.

In primo luogo, questa volta, la crescita dell’oro – pur essendo irrazionale – si è potuta dispiegare su un arco di tempo maggiore. Alcuni dei fattori di paura per il sistema economico-finanziario che hanno contribuito alla crescita del prezzo dell’oro non sono ancora dissipati completamente e continuano ad aleggiare nei pensieri degli investitori.

E’ possibile, quindi, che non si ripeta pedissequamente lo stesso schema che abbiamo visto nel 1980.

L’ammonizione di fondo, però, rimane. Il rischio di vedere il prezzo dell’oro verso i 1.000 dollari l’oncia nel 2014 non è per niente trascurabile. Non sappiamo come andrà, non facciamo mai previsioni sull’andamento dei prezzi, quello che è certo, però, è che l’oro non è uno strumento finanziario da far maneggiare con leggerezza agli investitori finanziari non esperti.

(1) Per un approfondimento sul tema, si legga l’articolo: Non è tutto oro quel che luccica: le vere caratteristiche dell’investimento in oro del 13 gennaio 2010.

(2) Una piccola nota tecnica: in questi giorni su giornali finanziari molto venduti si è parlato di “croce della morte” che sarebbe l’incrocio delle media mobile a 50 giorni con quella a 200 giorni. Come si può vedere, tale incrocio c’è già stato solo pochi mesi fa. Il punto non sono le medie mobili.

Il punto sono gli oltre 10 anni di crescita irrazionale e senza alcuna ragione solida che non sia l’enorme massa di liquidità immessa nel sistema dalle banche centrali ed il timore per il crollo del sistema finanziario.

Di fantomatiche “croci della morte”, in finanza ce ne sono a bizzeffe. Si può vedere che anche nel 2008 vi fu la “croce della morte” e non morì proprio nessuno, anzi nel 2009 incrociò di nuovo al contrario e l’ascesa continuò fino al 2011. E’ bene che gli investitori non esperti diano a queste cose il valore che hanno, cioè meno del costo della carta che viene sporcata da queste sciocchezze.

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