Mentre il suo illustre collega, Martin Wolf, denuncia il declino delle élite nell’opinione pubblica, Wolfgang Münchau indica sulle colonne del Financial Times un altro aspetto preoccupante della crisi di credibilità politica dell’Unione Europea e dei partiti che la sostengono.
Il noto commentatore del quotidiano finanziario offre una sfumatura ulteriore nel paragone fra l’Eurozona odierna e l’Europa in deflazione in seguito alla crisi del ’29. Quello di allora fu fu contesto che favorì, come tristemente noto, l’ascesa delle dittature, ponendo le basi della Seconda guerra mondiale; ma non solo. Il banchiere centrale di Adolf Hitler, Hjalmar Schacht, secondo quanto riporta Münchau, è stato in grado di sovvertire il paradigma dell’austerità imperante durante la Grande depressione solo perché affiancato a un dittatore.
“Schacht argomentava, a ragione, che la Germania non potesse rispettare i pagamenti di riparazione specificati nello Young Plan adottato nel 1929”, fu così che, sotto, Hitler, Schacht poté favorire il leader garantendo una politica monetaria molto accomodante.
Secondo Münchau, l’ortodossia di Bruxelles e Francoforte ha “alcuni paralleli con l’approccio mentale deflazionista che imperava negli anni Trenta. Oggi i politici e i banchieri centrali sono fissati sui target fiscali e sulla riduzione del debito”.
Come andò a finire negli anni Trenta non è necessario ribadirlo, ma il timore di Münchau, dopo aver precisato che “non ci sono partiti nazisti nell’Eurozona oggi, eccetto in Grecia”, è quello di uno scenario nel quale, ad esempio, “Beppe Grillo, leader del Movimento Cinque Stelle in Italia, possa vincere le elezioni nel 2018”. Infatti “il mandato di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, scade nel novembre di quell’anno. Forse Grillo sceglierebbe qualcuno pieno di risorse e spietato come Schacht, in grado di dirigere l’Italia fuori dall’euro, attraverso un regime di circolazione monetaria parallela per un periodo transitorio, e facendo default sul debito contratto con l’estero”.
Certo, “la svalutazione e l’incremento della spesa nel settore pubblico, che sarebbero possibili sotto un nuovo regime, potrebbero portare a un’istantanea crescita economica”.
Una prospettiva del tutto teorica al momento, ma, è importante ricordarlo, consente di riflettere sul fatto che la politica può sempre trovare un’alternativa; a patto di accettarne le conseguenze.
E su queste il commentatore del Ft “non ha dubbi”: alla fine sarebbero disastrose. Ma “nel breve termine [i populisti] potrebbero avere successo nell’aumentare la crescita economica ed è questo che li rende così pericolosi”.