Economia

Oxford Economics alza stime Pil Italia, scetticismo su agenda governo

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Gli analisti di Oxford Economics rivedono al rialzo le stime di crescita del Pil italiano per il prossimo anno mentre restano scettici sulla strada che imboccherà il nuovo governo alla luce delle contraddizioni tra le dichiarazioni del ministro dell’economia Giovanni Tria e la politica di bilancio delineata nel contratto di governo.

In generale la società di consulenza britannica si aspetta comunque che il Governo usi una parte del limitato spazio di bilancio che ha a disposizione. Da qui la decisione di di alzare le previsioni di crescita del Pil italiano per il 2019 all’1,4% (da circa 1%) a fronte di un deficit maggiore, previsto ora al 2% per l’anno prossimo.

Secondo il lead economist Nicola Nobile, qualsiasi piano che spinga il disavanzo al di sopra del 3% del Pil sarebbe per i mercati una fonte di preoccupazione per la dinamica del debito pubblico.

“Il Governo euroscettico resta impegnato a realizzare le sue principali promesse elettorali di stimolo fiscale- sottolinea Nobile-  ma il ministro dell’Economia è stato chiaro nel dire che l’Italia resterà nell’euro e che non ci sono piani per lo stimolo”.

Secondo le previsioni degli esperti, alla fine il Governo potrebbe optare su una spinta alla spesa pari a circa l’1% a partire dall’anno prossimo, il che farà accelerare il Pil, ma con un maggiore deficit. L’incertezza sulle intenzioni del Governo populista resta, comunque, alta.

Gli esperti sottolineano ancora che l’accordo tra Lega e M5S contiene misure che pesano per circa il 6% del Pil, ma il nuovo ministro dell’economia la pensa diversamente. Le sue osservazioni hanno calmato i mercati, ma sono in contraddizione con il programma del Governo.

La Commissione Ue probabilmente concederà all’Italia un po’ di allentamento fiscale, come ha già fatto in passato, chiedendo, si presume, qualche riforma strutturale. Tuttavia ci sono aree in cui la relazione con la Ue resterà tesa, in particolare sulla questione dei migranti.

E sempre sull’Italia, oggi Salvatore Rossi,  Direttore generale della Banca d’Italia e presidente dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, l’IVASS, ha messo in evidenza in un’intervista al Corriere economia che l’aumento recente dello spread costa allo Stato, quindi ai cittadini: ”

“se si mantiene sul livello attuale, a parità di condizioni 1,7 miliardi di interessi in più il primo anno, 3,4 mld il secondo, 6,8 mld il terzo e così via a parità di ogni altra condizione”.

Per quanto riguarda la fine del Quantitative easing

“significa che le condizioni nell’area euro si sono normalizzate e la politica monetaria torna da eccezionale a normale. È necessario che i risparmiatori capiscano che il mercato si muove su prospettive razionali di rischio e rendimento: nessun demone e nessuna manipolazione, la speculazione c’è ma è un elemento secondario”.