Roma – Il menù delle misure possibili per arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 è pronto. E dentro al pacchetto «monstre» che il governo sta mettendo insieme, e che potrebbe vedere la luce la prossima settimana, c’è di tutto. C’è la riforma dell’assistenza, ma ci sono anche nuovi interventi sulle pensioni. La riforma fiscale, con la prospettiva di riduzione delle aliquote, e la tassazione immediata delle rendite finanziarie. C’è un piano drastico di liberalizzazioni e di riduzione dei costi della politica ma soprattutto, per la prima volta, sul tavolo c’è anche l’imposta patrimoniale.
Il riserbo è massimo, inutile chiedere dettagli. Si sa solo che il prelievo straordinario colpirebbe sia la ricchezza liquida, compresi i valori mobiliari, che gli immobili, e che i tecnici hanno messo a punto diverse «varianti». Anche la patrimoniale, ad ogni buon conto, entra tra gli elementi del pacchetto di «salute pubblica» che sta emergendo dalle febbrili e riservate consultazioni in corso tra l’esecutivo e le parti sociali.
Al di là degli incontri ufficiali, come quello di oggi a Palazzo Chigi, i contatti informali in queste ore sono stati intensissimi. Il pressing del governo, chiamato a dare quanto prima una risposta concreta agli impegni assunti la settimana scorsa verso i mercati, e la presa d’atto della difficoltà della situazione, stanno facendo cadere lentamente i veti incrociati di imprese e sindacati. E alla ricerca di un pacchetto di interventi equilibrato e sostenibile sul piano sociale, sta prendendo corpo una strategia di portata molto, molto consistente. Una manovra che vista così, sulla carta, darebbe la spallata al debito pubblico che tutti si auspicano, quella decisiva.
Ci sarebbero la revisione dei criteri per le invalidità, il tetto di reddito per gli assegni di accompagnamento, requisiti più severi per l’accesso alle prestazioni dell’Inps, il blocco delle pensioni di anzianità, l’accelerazione del passaggio della pensione delle donne a 65 anni, l’ulteriore anticipo dell’agganciamento dell’età pensionabile alle speranze di vita. Misure drastiche, in cambio delle quali i sindacati, compatti, pretendono che il governo agisca senza perdere tempo, ed affondando la lama, sui costi della politica, le rendite ed i grandi patrimoni.
Vogliono l’abolizione delle province, la riduzione del numero dei parlamentari, la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, la tassazione delle rendite finanziare (per la quale si ipotizza un’aliquota unica al 20%, con l’esclusione di Bot e Btp che resterebbero tassati al 12,5%), il prelievo straordinario sulle grandi ricchezze. Misure che anche la Confindustria e le altre associazioni datoriali, potrebbero accettare. Non solo perché il Paese vive un momento eccezionale, ma anche nella prospettiva di un intervento decisivo sulle pensioni, di nuove liberalizzazioni, e soprattutto di una maggior flessibilità sul mercato del lavoro, altro tema su cui si sta lavorando intensamente.
Al governo, nei prossimi giorni, spetterà la sintesi: su quel pacchetto «monstre» dovranno essere prese presto delle decisioni. E si vedrà a quel punto se le «circostanze eccezionali» del momento, spingeranno a cogliere l’opportunità e superare le resistenze politiche. L’idea della patrimoniale ha preso a circolare, oltre che nell’Udc, anche dentro la Lega (ieri l’ha proposta esplicitamente il sindaco di Verona, Flavio Tosi), ed il Pdl. Ma il premier, Silvio Berlusconi, non l’avrebbe presa affatto bene. Nello stesso tempo Umberto Bossi alza la voce, mettendo in guardia. «Le pensioni dei lavoratori non si toccano» dice il leader della Lega alla Padania. I diritti acquisiti, insomma, non si toccano (e per quanto se ne sa gli interventi allo studio sulle pensioni non lo prevedono). E in ogni caso, avverte Bossi, se bisogna fare qualche sacrificio paghino tutti: «La stabilità – dice – non sacrifichi le fasce deboli»
Copyright © Corriere della Sera. All rights reserved