ROMA (WI) – Contro l’arida Europa dei numeri non si schiera solo il premier, Matteo Renzi, ma anche il ben più austero e rigoroso ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: intervistato dal quotidiano francese “Le Figaro”, il ministro ha detto chiaramente che i metodi tecnici con i quali vengono calcolati i vincoli di bilancio danneggiano l’Italia più di altri Paesi. Così Padoan:
Si rimprovera a volte all’Italia di chiedere troppa flessibilità, di essere insaziabile. Dimenticando che si tratta di una richiesta legittima prevista dalle regole europee. Altri paesi rivendicano questa stessa flessibilità, senza essere nelle condizioni di farlo
Poi, il passaggio fondamentale:
L’Italia è uno dei paesi che negli anni ha fatto intensi sforzi di aggiustamento della sua politica di bilancio. Il suo problema è l’alto debito pubblico che viene da lontano. L’Italia rispetterà gli sforzi di aggiustamento che le vengono richiesti. Bisogna tuttavia notare come tale sforzo sia deformato dalle considerazioni statistiche. Sarebbe sufficiente modificare un po’ le regole di calcolo per dimostrare senza ombra di dubbio che le finanze pubbliche italiane sono assolutamente in equilibrio. La Commissione ammette che tale metodo di calcolo potrebbe essere differente ma non si possono cambiare le regole mentre si gioca.
Quali sono le considerazioni statistiche cui fa riferimento Padoan? Oggetto delle critiche è il calcolo del cosiddetto Pil potenziale, una grandezza che viene proiettata con metodi statistici dotati di un certo grado di arbitrarietà. Il Pil potenziale è il livello di crescita massima raggiungibile stabilmente da un Paese, senza generare pressioni inflazionistiche; la differenza tra Pil effettivo e quello potenziale genera l’output gap. Quest’ultimo valore, e veniamo al punto, è necessario per stabilire i rapporti di deficit strutturale nei quali ci si muove nel quadro del Patto di bilancio.
Se l’output gap viene sottostimato, come suggerisce fra le righe Padoan, anche la spesa pubblica deve necessariamente adeguarsi verso il basso, con tutte le conseguenze che ciò comporta per la crescita. L’unica alternativa sarebbe quella di violare i vincoli.
Lo sforzo richiesto dall’Ue all’Italia, dice Padoan è “deformato da considerazioni statistiche” e “queste regole, imponendo all’Italia aggiustamenti dolorosi, le recano maggior danno che ad altri Paesi, e questo non mi va bene”.