ROMA (WSI) – Ancora un rinvio per la tanto attesa riforma delle pensioni visto che, secondo quanto dichiarato dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, la flessibilità in uscita per chi va in pensione per il momento non è all’ordine del giorno della legge di Stabilità.
Parole chiare quelle del ministro, che frenano le speranze di tanti pensionandi che auspicavano di uscire dal mondo del lavoro con uno o due anni di anticipo, facendo così posto alle nuove generazioni. Esultano invece coloro che con l’introduzione della flessibilità in uscita temevano un aumento dei costi, già alti, della previdenza italiana.
Ha prevalso così la linea della prudenza visto che, secondo il ministro, il principio della flessibilità in uscita è giusto, ma va valutato in termini di meccanismi e coperture.
Nella prossima legge di Stabilità 2016 le risorse economiche sono già aumentate, passando da 25 a 27 miliardi di euro, di cui già 16 sono già stati destinati ad evitare l’aumento delle accise e dell’Iva e un miliardo circa serve a risolvere il capitolo “Corte costituzionale” ossia risolvere il pasticcio creato da due sentenze della Consulta, una riguardante l’abolizione della Robin tax sulle imprese energetiche (che vale circa 700 milioni) e l’altra sull’illegittimità del blocco delle indicizzazioni delle pensioni (altri 500). Senza dimenticare i 5 miliardi di euro necessari per la cancellazione dell’Imu sulla prima casa, sugli immobili agricoli e i grandi macchinari, i cosiddetti imbullonati.
Rimarrebbero meno di quattro miliardi. Cosa farne? Sul tavolo c’è la proroga degli sgravi contributivi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, in scadenza il 31 dicembre prossimo, ovvero la conferma dello sconto solo alle imprese del Mezzogiorno o al Centro-Nord. Quindi per il momento rimane fuori la riforma previdenziale.
Un problema di numeri e di coperture e per far quadrare i conti Governo e Ministero delle Finanze hanno rivisto al rialzo le stime della crescita di quest’anno, passando da +0,7 a +0,9 per cento e del 2016 dove il ritocco dovrebbe essere da +1,4 a +1,6 per cento.
Senza dimenticare però qualche entrata “una tantum”, come ha spiegato il ministro Padoan, riferendosi a quelle che arriverebbero con il rientro dei capitali all’estero, dopo che l’Agenzia delle entrate ha annunciato uno slittamento dei tempi, 1 mese in più, per chi volesse regolarizzare la propria posizione con il Fisco.
E dal 2017 farà il suo debutto la “Google tax” ribattezzata “Digital tax”, la tassa sulle transazioni digitali che va a colpire con meccanismi diversi, secondo quanto ha annunciato lo stesso Premier, per far pagare tasse nei luoghi in cui vengono fatte transizioni e accordi. Tanto basterà, ne è convinto Renzi, per risollevare l’economia del Paese.
E’ previsto che la digital tax porti un gettito annuo “di 2-3 miliardi”, secondo quanto affermato dal sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, il quale ha precisato come “non si tratti di una nuova tassa” ma di norme “che consentano di far pagare a chi opera nel digitale quelle tasse che tutte le imprese italiane che operano in Italia pagano”.
(Aca-DaC)