ROMA (WSI) – La correzione ai conti pubblici s’ha da fare perché così ce l’ha chiesto l’Unione europea. A rompere gli indugi ieri, intervenendo in un question time al Senato, è stato il ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan.
Giorni serrati questi ultimi in cui si attendeva la risposta del governo italiano alla lettera dell’Ue nella quale si chiedeva di intervenire per aggiustare i conti con una manovra bis da 3,4 miliardi di euro. E alla fine il ministro Padoan ha dovuto cedere alle richieste di Bruxelles, chiarendo che la correzione si farà magari a più tappe e terminerà entro aprile.
Obiettivo: respingere lo spettro della procedura di infrazione che, secondo quanto rende noto il ministro ex funzionario dell’Ocse “comporterebbe cessioni di sovranità e costi aggiuntivi per il paese a seguito del probabile aumento dei tassi di interesse”. Insomma, il governo vuole scongiurare l’arrivo dei commissari della troika.
Padoan: niente aumento Iva
A conti fatti, chiude Padoan, l’obiettivo è portare il rapporto 2017 tra deficit e Pil dal 2,3% come indicato nel progetto di bilancio al 2,1%. Ma come tradurre in pratica questo obiettivo? Le misure di lotta all’evasione e di incremento delle accise su carburanti e tabacco dovrebbero fruttare 2,5 miliardi.
Padon ha assicurato che non si tratterà di una manovra estemporanea ma di un insieme di misure basate su riforme strutturali per la crescita, taglio tasse e riforme strutturali sulla spesa. La correzione avverrà in due tempi ed entro aprile.
Nel dettaglio si escludono sia l’aumento dell’Iva che i tagli alle tax ependitures, le agevolazioni fiscali, oltre ad una proroga della voluntary disclosure. Si punterà a recuperare risorse da una maggiore lotta all’evasione fiscale, estendo misure che, come dice il titolare del dicastero di via XX Settembre, si sono mostrate già efficaci.
In primi reverse charge e split payment, tutte misure in ottica anti-evasione che faranno incassare allo Stato un miliardo in più. Ma ci saranno anche altri interventi già nelle prossime settimane e nel mirino ancora una volta gli aumenti di accise su benzina e tabacchi.
Stando al Sole 24 Ore, è possibile che sia imposto un incremento delle accise sui carburanti, misura il cui obiettivo sarebbe quello di recuperare circa 1,5 miliardi di euro, di cui però qualche centinaio di milioni anche dalle accise sui tabacchi. In totale da lotta a evasione e accise il governo recupererebbe 2,5 miliardi. Tagli di spesa pubblica e limatura dei crediti d’imposta consentirebbero di recuperare 8-900 milioni.
Qualora le accise andassero a penalizzare i carburanti tradizionali (diesel e benzina rappresentano oltre l’80% del parco auto circolante in Italia), gli analisti di Equita SIM prevedono un impatto positivo per le auto GPL-metano, sebbene con volumi limitati. Landi Renzo, attiva nel settore, incassa in Italia il 20% dei suoi ricavi complessivi.