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Pagamenti in contanti, Corte dei Conti: ridurre limite mille euro

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Roma – Un sistema ”deficitario” ancora ”concepito in chiave reattiva piuttosto che in chiave persuasiva” per cui e’ necessario rafforzare le misure in campo contro l’evasione. Lo ha rilevato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, durante un’audizione presso la Commissione Parlamentare di Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria.

Un sintomo di tale inadeguatezza ”sembra doversi individuare nel crescente fenomeno degli omessi versamenti delle imposte dichiarate che, soltanto in parte limitata, si riesce poi a recuperare attraverso le procedure di liquidazione automatizzata delle imposte sui redditi e dell’Iva dichiarate (solo il 43 per cento del totale delle entrate da accertamento e controllo)”.

In primo luogo, ha spiegato Giampaolino, ”va segnalata l’opportunita’ di una piu’ ampia utilizzazione dei pagamenti tracciati, degli incroci tra i dati contabili registrati da clienti e fornitori e dei movimenti risultanti dai rapporti finanziari comunicati all’Anagrafe Tributaria.

Si tratta di scelte sostanzialmente gia’ adottate dal legislatore nell’ultimo anno, con l’abbassamento a 1.000 euro del limite di effettuazione dei pagamenti in contante, con la reintroduzione dell’obbligo di trasmettere i dati relativi ai rapporti tra clienti e fornitori abrogato nel 2008, questa volta esteso alle singole operazioni tra soggetti Iva, nonche’ ai rapporti con i consumatori finali di importo superiore a 3.600 euro e con la previsione dell’obbligo di comunicazione annuale ad apposita sezione dell’Anagrafe Tributaria delle movimentazioni risultanti dai rapporti finanziari”.

Tali misure, ha concluso, ”che andrebbero comunque rafforzate, almeno nella parte delle limitazioni all’uso del denaro contante, implicano la necessita’ di una tempestiva utilizzabilita’ delle informazioni da parte dell’amministrazione, gia’ nella fase in cui il contribuente e’ chiamato ad adempiere, allo scopo di favorirne comportamenti corretti”.