NEW YORK (WSI) – Decine di migliaia di persono hanno riempito le strade della capitale del Pakistan per protestare contro il governo, mentre l’amministrazione Ashraf teme che un esacerbarsi della tensioni porti a un colpo di stato.
La crisi di governo si e’ aperta ufficialmente dopo che la Corte Suprema ha ordinato l’arresto del primo ministro e di altre 15 persone con l’accusa di corruzione, per delle decisioni prese quando era ministro delle risorse idriche nel 2010. Proprio appena qualche ora prima ha avuto inizio una manifestazione antigovernativa di massa, che ha ingolfato le reti stradali di Islamabad.
I 50 mila manifestanti chiedono le dimissioni di Raja Pervez Ashraf, accusato di corruzione. Il corteo e sit-in pacifico, ma che ha creato non pochi disagi nel cuore della capitale, e’ stato organizzato dal leader religioso musulmano molto carismatico, Tahir ul-Qadri, un giurista che e’ diventato una specie di celebrita’ nel paese asiatico.
Si scaldano intanto i rapporti – peraltro gia’ molto tesi – con la vicina India. Il primo ministro indiano Manmoham Singh ha detto ieri che il suo paese non può fare “come se non fosse accaduto nulla” con il suo vicino pachistano, dopo i recenti incidenti militari lungo la frontiera comune in Kashmir, dove si sono verificati nuovi incidenti.
“Quello che è accaduto è inaccettabile”, ha aggiunto Singh, parlando con i giornalisti a margine di una cerimonia militare, riferendosi all’uccisione di due soldati indiani, l’8 gennaio scorso. Uno dei due militari è stato decapitato e la testa non è stata ritrovata. “I responsabili di questi crimini devono essere assicurati alla giustizia”, ha detto ancora il premier indiano.
Intanto sempre ieri il Pakistan ha accusato l’India dell’uccisione di un suo soldato nella regione contesa, e la ministra degli Esteri pachistana, Hina Rabbani Khar, ha detto che Nuova Delhi mostra un atteggiamento bellicoso. “E’ profondamente inquietante ascoltare certe dichiarazioni che fanno salire la tensione da parte di responsabili indiani”, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa a New York. La ministra ha comunque lanciato un appello al dialogo alla controparte indiana.
Islamabad ha smentito la responsabilità del suo esercito nella morte dei due soldati indiani, affermando invece che in tutto tre suoi militari sono stati uccisi recentemente lungo la frontiera de facto con l’India, chiamata Linea di controllo, dove è in vigore un cessate il fuoco dal 2003. L’ultimo ieri sera.