A chi è piaciuta l’avventura bitcoin, ora amerà quella del palladio, l‘ultima moda mondiale in fatto di speculazione.
Metallo molto raro e prezioso come l’oro, il palladio è usato soprattutto nelle marmitte delle auto a benzina e ibride e da mesi tocca un record dopo l’altro riuscendo a superare la soglia psicologica dei 1500 dollari l’oncia. Per fare un raffronto, basti pensare che loro viaggia sui 1300 dollari, mentre il platino è fermo a 860 e l’argento a 15 dollari l’oncia. Nel 2019 il palladio ha guadagnato quasi il 30% e negli ultimi tre anni ha più che triplicato il suo valore.
Un numero crescente di analisti del settore – come quelli di UBS e Saxo Bank – è convinto che si tratti ormai di una bolla speculativa. Pertanto avvertono in merito al rischio di una brusca correzione dei prezzi. Per gli esperti il rally del palladio è del tutto artificiale. Spiegano infati che finirà inevitabilmente, a causa dell’innovazione tecnologica e dell’inevitabile passaggio all’elettrico.
Palladio: bolla artificiale destinata a sgonfiarsi con l’arrivo dell’elettrico
Da qui gli investitori hanno cominciato a vedere gli investimenti in palladio come il nuovo bitcoin. Nuovo perché la mania per il vecchio bitcoin non è durata troppo a lungo sui mercati. In un anno di tempo, il suo valore è crollato dell’80% e per molti il fenomeno bitcoin “è già morto”, dopo che la bolla è esplosa alla fine di dicembre del 2017.
Ma dietro il rally del palladio non c’è soltanto la speculazione visto che da anni il mercato è in deficit di offerta e oggi ci sono forti segnali di scarsità. Le scorte di palladio sono infatti scese a livelli critici e la sua fame è tanta. A ciò si aggiunge che la maggior parte delle forniture arriva da due Paesi, il Sudafrica – dove l’industria mineraria è in crisi da anni – e la Russia.
È in Russia che opera il primo produttore mondiale, Norilsk Nickel. Il gruppo prevede che la domanda, già da record nel 2018, aumenterà ancora di circa il 5% quest’anno e che il deficit salirà da 600mila a 800mila once.