REYKJAVìK (WSI) – Lo scandalo Panama Papers si dilaga a macchia d’olio e fa la prima vittima in Islanda il cui Premier David Gunnlaugsson, dopo aver tentato di sciogliere il Parlamento, alla fine ha rassegnato le dimissioni.
Le dimissioni arrivano l’indomani della protesta di piazza con oltre 10mila persone che hanno chiesto la testa del Premier Gunnlaugsson, travolto dallo scandalo dopo che il suo nome e quello della moglie, Anna Sigurlaug Palsdottir, sono emersi nei documenti dello studio legale di Panama come legati a una società nelle isole Vergini britanniche, insieme ad altri 12 tra ex ed attuali capi di stato di tutto il mondo.
La società Wintris Inc venne fondata nel 2007 per gestire l’eredità della moglie del premier islandese dopo la morte del padre e ammonta a diversi milioni di dollari. Il premier vendette il suo 50% per la somma di 1 dollaro alla moglie alla fine del 2009 ma quando venne eletto in Parlamento ad aprile dello stesso anno, non dichiarò l’esistenza del conto violando così la legge. Sotto pressione da domenica sera, alla fine Gunnlaugsson ha rassegnato le dimissioni da premier ma continuerà a guidare il suo partito e ha proposto come nuovo primo ministro l’attuale ministro dell’Agricoltura, Sigurour Ingi Jóhansson.
Lo scandalo dei Panama Papers riguarda 214mila società offshore e coinvolge re, leader internazionali, vip, calciatori e banche, sospettate di aver contribuito a costruire strutture tali da rendere difficile per il fisco tracciare i flussi di denaro. “Un problema globale” così l’ha definito il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama presentando nuove norme societarie che limitano la possibilità delle aziende statunitensi di spostare altrove la sede fiscale per pagare meno tasse in patria.
“Lo scandalo del Panama Papers mostra come l‘elusione fiscale sia un problema globale (…) Le grandi aziende non possono giocare con regole diverse rispetto al resto degli americani. Sono stati fatti progressi ma molte di queste pratiche sono legali, non illegali”.