Due delle più importanti e blasonate famiglie industriali italiane nascondono soldi al fisco italiano all’estero. Questo svelano le ultime carte dei Panama Papers, l’inchiesta del 2016, messa in piedi da oltre 300 giornalisti di tutto il mondo che iniziano a pubblicare i nomi dei ricchi e potenti con società e conti nei paradisi fiscali, gestiti da uno studio legale panamense, Mossack Fonseca.
Oltre 200 mila le casseforti offshore create dal 1977 al 2015 dallo studio di Panama City e che rese note hanno dato vita ad un vero e proprio scandalo a livello internazionale visto che tra i nomi dei coinvolti spuntano vip, personaggi famosi, politici, accanto a mafiosi, narcotrafficanti e gente in genere poco raccomandabile. Come riporta L’Espresso, che ha preso parte alle indagine insieme ad un pool di giornalisti internazionali, tra i nomi degli italiani che compaiono troviamo gli Agnelli e nello specifico la figlia dell’avvocato Gianni, Margherita.
Proprio la donna compare come beneficiario unico di una società ricchissima, la Blossom Investment Services Corp., fondata alle British Virgin Islands il 4 giugno 2003 e controllata da un’altra offshore, Seashell Holding Corporaton. La Blossom gestisce conti bancari per investimenti finanziari in Svizzera, Lussemburgo, Singapore e Nassau, del valore di 1,5 miliardi, che provengono – scrive il suo fiduciario svizzero -“dalla eredità di suo padre Giovani Agnelli” (scritto così, senza una enne).
“Margherita Agnelli vive da anni in Svizzera. E i suoi avvocati italiani, interpellati da L’Espresso, precisano che non ha obblighi fiscali verso l’Italia”.
Oltre agli Agnelli, nei Panama papers comprare un’altra grande famiglia italiana: la Barilla.
“Due anni fa, nei primi documenti, L’Espresso aveva trovato una offshore di Emanuela Barilla: Jamers International, creata nel 2014 nelle Isole Vergini Britanniche e controllata dalla Maya International Foundation di Panama. Le carte più recenti mostrano che quella fondazione, domiciliata nella sede di Mossack Fonseca, era azionista anche di un’altra offshore delle Isole Vergini, chiamata Kimora Industries Ltd, che ha per beneficiari gli altri tre fratelli: Guido Maria, Paolo e Luca. Il primo è l’attuale presidente del gruppo di Parma, gli altri sono consiglieri d’amministrazione”.
“Il Gruppo Barilla è completamente estraneo ai fatti, dati o circostanze riportati nei Panama Papers”, si affrettano a precisare dalla multinazionale di Parma. Tra gli altri nomi figurano Stefano Pessina – un famoso imprenditore, primo azionista della multinazionale Wallgreens Boots Allianc – e Francesco Corallo, il re delle slot machine famoso per la maxi-frode fiscale da oltre 200 milioni e per la presunta corruzione di Gianfranco Fini, con almeno sei milioni versati ai suoi familiari Elisabetta e Giancarlo Tulliani.