Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università di Milano, ne è convinto. La fine della pandemia di Covid non è vicina. Ci vorranno ancora due anni per uscire dall’emergenza. Lo ha detto ai microfoni di ‘Un giorno da pecora’ su Rai Radio1:
“Quando sarà tutto finito? Tra qualche anno, direi due anni da adesso. Dovremo adattare i vaccini alle varianti” spiega Pregliasco, aggiungendo che nell’estate del 2023 “magari ci sarà ancora il Coronavirus ma non sarà più protagonista”, mentre il 2022 se lo immagina come “qualcosa di intermedio ma con un grande miglioramento”.
Per quanto riguarda le riaperture, Pregliasco auspica che “saranno irreversibili, ma ci sarà un prezzo da pagare di cui tenere conto. Il rischio zero non si può avere, qui si è dovuta fare una sintesi ma mi rendo conto che dopo un anno di chiusure non ce la si fa più”.
Il virologo ha spiega inoltre che “potrebbe esserci un rigurgito in salita nel numero dei casi. In Sardegna abbiamo visto com’è andata, si sono bruciati una zona bianca in tre settimane”. “Riaprire è una scelta che farà pagare un prezzo – ribadisce – non stabilito però, e spero non alto. Dipende come attueremo i protocolli. C’è rischio che alcune regioni tornino rosse dopo qualche tempo”.
Covid: nel contenimento restrizioni più forti del vaccino
Intanto, mentre si avvicina il 26 aprile, giorno in cui torneranno in vigore le cosiddette zone gialle, ovvero le zone d’Italia con il rischio di contagio da coronavirus più basso, uno studio italiano pubblicato su Nature Medicine condotto dall’Università di Trento in collaborazione con il Policlinico San Matteo e l’università di Pavia, l’università di Udine e il Politecnico di Milano , spiega che sono diversi i fattori che influenzano l’andamento della pandemia di Covid-19 e la lotta contro il coronavirus.
Ma fondamentali sono le misure restrittive, necessarie soprattutto nella prima fase della campagna vaccinale. Il rischio legato all’allentamento delle restrizioni, secondo la stima degli esperti, sono “altri 50mila morti” entro gennaio 2022, “che salgono a 90mila con vaccinazioni lente”.
Lo studio ha preso in considerazione 35 diversi scenari corrispondenti a 7 piani vaccinali e 5 strategie di contenimento, tenendo presente anche l’impatto delle varianti del coronavirus.
Dai dati emerge che “la vaccinazione influisce meno sulla curva epidemica rispetto alle misure restrittive”, spiega Giulia Giordano, prima autrice dello studio e ricercatrice del dipartimento di ingegneria industriale all’Università di Trento.