ROMA (WSI) – Joseph Ratzinger fu eletto Papa il 19 aprile 2005; dietro di lui, secondo il vaticanista Lucio Brunelli, il cardinale che ottenne più voti fu Jorge Mario Bergoglio.
Otto anni più tardi, a seguito delle “dimissioni” di Benedetto XVI nessuno era pronto a scommettere sull’arcivescovo di Buenos Aires come suo successore. I nomi maggiormente accreditati nell’imminenza del conclave erano altri: quelli dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola, del brasiliano Odilo Pedro Scherer e del canadese Marc Ouellet.
Le dimissioni di Papa Ratzinger arrivano come un fulmine a ciel sereno e colgono di sorpresa i media di tutto il mondo, lasciando interdetti i fedeli. Benedetto XVI è, infatti, il primo papa dopo Gregorio XII, in carica dal 1406 al 1415, a rinunciare al ministero petrino. Ufficialmente il motivo della rinuncia è legato alle condizioni di salute del pontefice, fiaccato nel fisico e nell’impossibilità di sostenere i troppi impegni a cui era chiamato quotidianamente. Non mancano, però, teorie secondo le quali Ratzinger non fosse ormai più in grado di gestire l’urto dei diversi scandali che hanno recentemente colpito la Chiesa Cattolica; dalla pedofilia a Vatileaks. C’è chi definisce coraggiosa la scelta di Ratzinger e la paragona a quella del suo predecessore Giovanni Paolo II, nonostante quest’ultimo abbia deciso di rimanere Vescovo di Roma fino alla fine, convivendo con la malattia e la sofferenza.Proprio questo motivo, molti cronisti e fedeli – al contrario – ne criticano la scelta.
Il 13 marzo 2013 arriva la fumata bianca al quarto scrutinio e il cardinale protodiacono Jean-Louis Pierre Tauran, affacciandosi al balcone di Piazza San Pietro, annuncia inaspettatamente il nome di Jorge Mario Bergoglio, il quale per il suo pontificato sceglie di adottare il nome di Francesco in omaggio del Santo Patrono d’Italia.
Argentino di Buenos Aires, il gesuita Bergoglio incontra immediatamente il favore dei fedeli per i suoi modi gentili e spontanei, la vicinanza alla gente, le parole rivolte ai più bisognosi, i gesti simbolici, ma importanti, di portare la croce di ferro e aver utilizzato i mezzi pubblici per recarsi al Conclave.
Tuttavia, come quasi sempre accade, c’è chi va subito a rimestare nel passato del nuovo Papa alla ricerca di qualcosa di torbido: spunta fuori una presunta connivenza con la dittatura rappresentata dalla Giunta militare argentina, a capo del Paese sudamericano dal 1976 al 1983. Tuttavia, le circostanze di tale complicità sono poco chiare e, peraltro, categoricamente smentite da alcuni autorevoli personaggi e osservatori dell’epoca.
Papa Francesco ha un grande peso sulle sue spalle: riavvicinare la Chiesa Cattolica Romana ai propri fedeli; fare pulizia all’interno delle gerarchie vaticane; combattere e sconfiggere l’orrore dei preti pedofili.
Non sarà semplice, ma la gente è tutta dalla sua parte e i primi gesti sembrerebbero andare nella direzione giusta. Basterà?