Nella lista nera di Paradise Papers, l’ultimo scandalo sull’evasione fiscale che sta facendo tremare i più potenti al mondo, spunta anche James Simons, ricco matematico americano e fondatore di un noto hedge fund americano con sede a New York, Renaissance Technologies, nonché uno dei maggiori donatori del partito Democratico.
Da quanto emerge dagli ultimi documenti resi noti dal gruppo di giornalisti investigativi dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), il magnate americano, che ha speso 11 milioni di dollari a sostegno dell’ultima campagna presidenziale di Hillary Clinton, avrebbe passato decenni ad evadere il fisco americano, accumulando una fortuna personale, calcolata intorno a 8 miliardi di dollari a fine del 2010, nascosta nel paradiso fiscale delle Bermuda attraverso il Lord Jim Trust, un fondo privato creato nel 1974.
Una fortuna che, secondo documenti emersi in questi giorni, veniva stimata in crescita a 15 miliardi di dollari a fine anno e a 35 miliardi entro il 2030. I documenti legali riservati mostrano come dal 2010 avvocati e consulenti del tycoon americano siano stati impiegati a tempo pieno a nascondere i suoi redditi e quelli dei suoi figli dalle imposte statunitensi “particolarmente severe”.
Le nuove rivelazioni sull’effettiva ricchezza di Simons mostrano inoltre che a fine 2010, il tesoro del magnate era pari a 11,25 miliardi di dollari, il 32% superiore rispetto a quanto compariva nelle classifiche di Forbes. Non solo. Numeri alla mano, le rivelazioni sul tesoro nascosto del matematico americano sembrano dunque confermare le stime di Oxfam dello scorso anno, secondo le quali 62 persone più ricche al mondo controllano un patrimonio che è pari a quello dei 3 miliardi più più poveri.
Ma il trust di James Simons è solo uno dei 2.600 venuti fuori nei file di Appleby, società di servizi offshore. Da quanto risulta, almeno cinque di questi contenevano più di $ 1 miliardo e complessivamente erano connessi a persone e aziende provenienti da più di 100 paesi.