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Paradisi fiscali, Singapore via dalla ‘black list’ italiana

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ROMA (WSI) – Con la legge di stabilità “toglieremo Singapore dalla black list” dei paesi a fiscalità privilegiata. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervenendo alla direzione del Pd.

Per Singapore erano state già eliminate le sanzioni per alcuni tipi di operazioni: per esempio quelle effettuate con la Banca Centrale e con gli organismi che gestiscono anche le riserve ufficiali. Ma questa era la notizia che attendevano molte delle aziende italiane che hanno investito nel Paese asiatico e che devono affrontare un complesso e costoso iter burocratico per giustificare la loro lecita presenza su una piazza strategica per l’accesso ai mercati asiatici.

La Black List è infatti un elenco, de?nito a livello nazionale dai singoli Paesi, e a livello internazionale dall’OCSE, che comprende gli Stati considerati come regimi ?scali agevolati, detti anche “paradisi ?scali”. In Italia si considerano privilegiati i regimi ?scali di Stati o territori, non appartenenti all’Unione Europea, individuati con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, attraverso due criteri: un livello di tassazione sensibilmente inferiore a quello ap-plicato in Italia oppure la mancanza di un adeguato scambio di informazioni, ovvero da altri criteri equivalenti. L’elenco dei Paesi Black List degli Stati e territori aventi un regime ?scale privilegiato, ossia, con bassa tassazione o addirittura nulla, sono contenuti in 3 distinte black list: persone ?siche, black list Cfc (controlled foreign companies) e black list indeducibilità componenti negativi di reddito. Per i paesi a ?scalità agevolata presenti nella lista “nera”, aggiornata annualmente dal Ministero dell’Economia e dall’Agenzia delle Entrate, vige l’obbligo di monitoraggio da parte dell’Amministrazione Finanziaria di tutte le attività economiche intercorse con le imprese italiane per contrastare il fenomeno delle frodi ?scali internazionali e nazionali.

La battaglia contro la competizione ?scale dannosa vede in prima ?la l’OCSE, che a partire dal 2000 ha redatto per la prima volta una black list dei paradisi ?scali che comprendeva, tra gli altri paesi, Singapore. La lista nera OCSE è cambiata col passare del tempo, ed è stata af?ancata da una grey list e da una white list. Il passaggio di uno Stato da una lista all’altra, dipende dal suo livello di collaborazione e di adattamento agli standard ?scali internazionali. In particolare, nella Black List sono inclusi i Paesi non collaborativi, mentre le altre due liste sono riservate agli Stati che si sono impegnati a rispettare i suddetti standard internazionali, con la differenza ?ssata fra coloro che hanno stipulato almeno 12 accordi conformi alle regole (white) e chi non ha ancora raggiunto tale limite (grey list). Singapore in data 13 novembre 2009 aveva già ?rmato 12 accordi in tal senso. Nel corso del 2013, soprattutto a Singapore, ma anche in buona parte del “Far East”, ci sono state ulteriori evoluzioni. Così come con molti altri paesi europei, nel corso del 2012 Singapore ha siglato il trattato contro la doppia imposizione con il governo italiano, prevedendo collaborazione sullo scambio di informazioni. A seguito dell’atteggiamento collaborativo dimostrato nei fatti e con la sigla dei nuovi trattati, la maggior parte degli stati europei ha assunto verso Singapore un atteggiamento meno vessatorio di quanto continui a fare l’Italia mantenendo il paese nella lista nera.

“Siamo molto soddisfatti per la presa di posizione del Presidente del Consiglio e dello sblocco di una situazione che si faticava a comprendere per un paese come Singapore, terzo Pil pro capite al mondo davanti a Norvegia e Stati Uniti e quarto centro finanziario a livello globale nonché centro logistico e portuale del Sud Est asiatico, inserito in una lista che comprende paesi come Bahamas, Cayman o Vergin Island, caratterizzati da un peso economico diverso e da un regime ?scale decisamente più agevolato”, commenta Federico Donato, presidente Camera di Commercio Italiana a Singapore che associa oltre 250 membri creando opportunità di business e offrendo assistenza specializzata e annovera tra i propri soci importanti imprese italiane. “Singapore è il trampolino per il sud est asiatico, un hub strategico che concilia la possibilità di operare in una macro-area caratterizzata da un radicale dinamismo economico, mantenendo, al contempo, i più elevati standard internazionali di efficienza, sicurezza e legalità.

Oggi Singapore ha un PIL di 276 miliardi di dollari con una crescita media del 5% all’anno. In ambito ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico), Singapore è il principale destinatario dell’export italiano, con un valore che nel 2013 è stato pari a oltre 1,91 miliardi di euro, con previsioni di crescita media dell’8% per il prossimo triennio. Le importazioni si attestano invece a 220 milioni di euro. La presenza Italiana a Singapore è in forte aumento e ad oggi supera i 3.000/4.000 connazionali. Nella Città Stato operano oltre 200 imprese, molte delle quali hanno scelto Singapore come base regionale dalla quale controllano l’intera area Asia Paci?c. Da Saipem a Pirelli, dalla Piaggio alla Mapei, dalla Ferrero alla Menarini. Non solo. Data l’importanza strategica che il porto di Singapore riveste nel traf?co marittimo mondiale, sono qui presenti alcune delle più importanti compagnie italiane di shipping. Oltre alla presenza diretta nel settore delle crociere di Costa Crociere e Silversea, sono anche presenti nel settore commerciale le società D’Amico, Siba Ships e Fratelli Cosulich. “L’annuncio del presidente Renzi va nella giusta direzione per aiutare le imprese italiane a Singapore – aggiunge Donato – a superare l’attuale situazione di difficoltà legata permanenza del Paese asiatico all’interno della Black list. Questo vale per i grandi gruppi con una forte presenza all’estero ma ancor di più per le imprese per le quali l’internazionalizzazione è una prospettiva più difficile da percorrere, magari perché troppo piccole”.

La svolta annunciata dal premier, conclude il presidente della Iccs, “può inoltre fungere da catalizzatore per gli investimenti di Singapore in Italia e in particolare dei fondi sovrani che hanno già acceso i riflettori sul nostro mercato del turismo, delle infrastrutture e della logistica”. I vantaggi, dunque, sono reciproci.

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