Società

Paradosso fisco. Così rischia di perdere la propria casa

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ROMA (WSI) – Rimasto senza lavoro, va in banca a chiedere un prestito per avviare una piccola attività  e scopre di avere un debito di 854mila euro con l’Agenzia delle entrate. È  la storia di Dovilio Romano, 54enne di Torre dei Passeri ( Pescara), che a seguito dei prestiti negati a causa dell’errore burocratico compiuto dall’agenzia pubblica, non è riuscito ad espandere la propria attività ed è costretto a fare fronte a circa 6mila euro di protesti bancari e rischia di perdere la casa.

La storia di Romano, ripresa dal Messaggero, e’ stata raccontata dal protagonista insieme ai rappresentanti dell’associazione ‘Pescara Punto Zero’, presieduta da Massimo Melizzi, l’avvocato Giordano Evangelista e Silvio Buttiglione, protagonista di una vicenda analoga.

Nell’ottobre del 2013 Romano viene licenziato dall’azienda per cui lavora e, spinto soprattutto dalla figlia, decide di avviare una piccola attività nel settore della fornitura di caffè.

“Avevo diritto alla disoccupazione e la mia commercialista mi spiegò che avrei potuto ricevere l’intero anticipo dei fondi dell’Inps, corrispondenti a 15mila euro, come forma di sostegno alle imprese. In attesa di ricevere i soldi, rassicurato dalla commercialista e dal sindacato ai quali mi ero rivolto, investii i miei risparmi nell’acquisto di prodotti e macchinari” si legge nel quotidiano che cita il diretto interessato..

I fondi del Naspi per la disoccupazione, però, non arriveranno mai. E così nell’agosto del 2014, il piccolo imprenditore è costretto a chiedere un fido da 3mila euro. E’ allora che scopre che il fido non gli poteva essere concesso perché sulla sua posizione pesava un debito di 854mila euro per il quale, però, non ha mai ricevuto alcun avviso o alcuna notifica (e la cui documentazione è stata mandata al macero da parte dell’Agenzia delle entrate).

Nel tentativo di fare chiarezza su questa vicenda l’uomo scopre che il debito, associato al suo nome per un errore anagrafico (la questione riguardava la societa’ per cui lavorava e non lui, che era socio accomandante), ha comportato una ipoteca sulla sua casa.

Ha dovuto attendere fino all’8 maggio 2015, prima che questo debito venisse cancellato. Tuttavia le conseguenze sono ancora pesanti perché’, come riporta il quotidiano “ad oggi il protagonista della vicenda non ha ricevuto i fondi Naspi per la disoccupazione, si ritrova con circa 6mila euro di protesti da parte della banca di fiducia e con una cartella dell’Inps, da circa 4mila euro, per contributi non versati. Rischia anche di perdere la casa, in quanto le cifre dei protesti sono raddoppiate”.

Fonte: Il Messaggero