Difficile iniziare un articolo di medicina al giorno d’oggi senza pensare che possa essere una fake news. Tuttavia, quello che vedrete nel video è qualcosa di stupefacente e conferma quanto la ricerca medica e scientifica abbia fatto passi in avanti e possa aiutare a risolvere problemi fino a qualche anno fa insormontabili.
L’uomo oggetto dell’operazione medica ha 29 anni e negli ultimi cinque è rimasto paralizzato dalla vita in giù per colpa di un incidente in motoslitta. Per la prima volta si è tentato un approccio diverso dal solito, con l’obiettivo di stimolare nuovamente i nervi lesionati e sconnessi dal cervello tramite un dispositivo elettronico impiantato, un elettrodo inserito nello spazio epidurale, la regione cava piena di grasso che circonda il midollo spinale.
Dato che stiamo parlando di un dispositivo alimentato, è stato contemporaneamente necessario impiantare una batteria nell’addome, collegata all’elettrodo tramite un vero e proprio filo nascosto sotto la pelle. Dopo qualche settimana dall’operazione e dall’accensione del dispositivo, sono arrivati i primi risultati: l’uomo è stato in grado di muovere i primi passi su un tapis roulant, ovviamente anche grazie all’aiuto di un’imbracatura e coadiuvato dall’assistenza di un gruppo di medici professionisti.
Incredibili anche i progressi a distanza di tempo. Dopo 25 settimane non è più stato necessaria l’imbracatura, a distanza di un anno dall’operazione il paziente è riuscito a camminare per 16 minuti senza fermarsi per 102 metri, naturalmente con l’aiuto di un deambulatore.
Cautela e prudenza
Ecco le parole di uno dei co-autori della ricerca, il Dottor Kristin Zhao.
Il motivo di maggior importanza è che la mente del paziente, pensando, è in grado di guidare il movimento nelle sue gambe. […] Altrettanto importante è che siamo stati in grado di farlo stare in piedi in modo indipendente, facendogli fare i suoi primi passi. Ora penso che la vera sfida è cominciata, dalla comprensione di come questo è accaduto, perché è accaduto e quali pazienti risponderanno.
La ricerca pubblicata su Nature Medicine precisa comunque che non tutti i pazienti potrebbero avere benefici dall’applicazione di uno stimolatore. È probabile, per esempio, che le vie nervose del midollo spinale, che collegano il cervello ai muscoli, non siano completamente interrotte nei pazienti in cui si sono ottenuti dei risultati positivi, e che il metodo non funzioni quando invece la lesione è completa.
La strada, quindi, è ancora molto lunga da percorrere per arrivare a risultati diffusi e completamente soddisfacenti.