Il Tar del Lazio ha accolto le richieste di Citigroup, che è riuscita a bloccare l’uscita del titolo Parmalat dal listino di Borsa Italiana – prevista per il 5 marzo scorso. L’azionista di controllo, Sofil (controllata dalla francese Lactalis) che controllava il 95% delle quote Parmalat, aveva esercitato il diritto d’acquisto sulle azioni residue. Salvo poi apprendere che, nel pomeriggio, un decreto del Tar congelava l’operazione di delisting.
La motivazione: “determinare, nelle more della trattazione dell’istanza cautelare nei modi ordinari, un pregiudizio irreversibile alle ragioni di credito”. A Citigroup infatti è riconosciuto un risarcimento di 431,3 milioni di dollari da Parmalat, da liquidare tramite l’emissione di nuovi titoli.
Secondo ambienti finanziari citati dall’agenzia Mf-DowJones, difficilmente la sospensione del delisting potrebbe avere vita lunga. “Da un lato, al momento della decisione dei giudici era già intervenuta la revoca delle azioni da parte di Borsa Italiana. Dall’altro, dopo lo squeeze out Sofil è l’unico azionista di Parmalat al 100% sicché non si vede come la società potrebbe tornare agli scambi senza flottante”.
Lactalis ha avviato il processo per giungere al delisting di Parmalat sin dal 2011. Recentemente l’autonomia amministrativa di Collecchio è stata spostata in Francia, mettendo fine anche all’ultimo simbolo dell’indipendenza dell’ex compagnia italiana.