Dal salotto di Porta a Porta il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha lanciato quello che potrebbe essere un segnale importante per una categoria spesso dimenticata dalle attenzioni della politica: per le partite Iva non iscritte agli ordini “vogliamo far ridurre le aliquote contributive e da questo punto di vista stimiamo che possano avere un risparmio di circa mille euro all’anno”, ha detto il premier.
Un contributo che andrebbe anche a sostenere un popolo di 400mila false partite Iva che, pur lavorando a tutti gli effetti come dipendenti, non godono di diritti come le ferie o la maternità.
Il governo avrebbe una disponibilità di 350 milioni per intervenire con gli sgravi fiscali sulla categoria: secondo quanto anticipato da La Stampa l’aliquota previdenziale destinata all’Inps 2 passerebbe dal 27% al 25%, mentre lo 0,72% relativo alle prestazioni assistenziali sarebbe limato verso l’alto, all’’1-1,25%.A conti fatti, l’alleggerimento sulle partite Iva sarebbe dall’attuale 27,72% al 26%. Se le cifre comunicate da Renzi fossero quelle definitive si parlerebbe di un “bonus” medio di (ancora una volta) 80 euro mensili. Una cifra che può far comodo a una platea il cui reddito netto medio al mese, nel 2013, era di 723 euro.
Un ulteriore passo nella direzione dei lavoratori dell’universo parasubordinato dovrebbe riguardate, inoltre, i Co.co.pro. Nella prossima Legge di stabilità potrebbe essere “l’equiparazione dei diritti” offerta dal passaggio alla gestione ordinaria dell’Inps, con tutte le tutele che ne derivano; anche se, risulta a La Stampa, il mutamento avverrà in misura graduale.
Così scrive Panorama nel suo sito:
“Il premier ha annunciato di voler intervenire su quello che rappresenta uno degli aspetti più spinosi e controversi che investe quei professionisti che non hanno un proprio albo e una propria cassa previdenziale, ma devono appoggiarsi invece alla gestione separata dell’Inps. Ci riferiamo al peso della contribuzione previdenziale, che per informatici, grafici, pubblicitari, traduttori, formatori, tributaristi solo per citare alcune delle categorie coinvolte, rappresenta da tempo una vera palla al piede visto il suo consistente peso economico.
Per questi circa 500.000 lavoratori autonomi ci sono importanti novità in vista, scrive il settimanale, che ricorda come gli iscritti alla gestione separata Inps paghino oggi una aliquota previdenziale pari al 27%, a cui si somma un contributo maternità dello 0,72%, per un totale quindi di 27,72%. Un’enormità se si pensa che altre categorie di professionisti che invece hanno un proprio albo, dagli ingegneri ai geometri, dagli architetti ai farmacisti, dai giornalisti agli avvocati, per le proprie gestioni separate di vedono applicare aliquote che mediamente possono andare dal 12% a un massimo del 17-18%”.
E “al peggio non c’è mai fine”, visto che secondo la riforma Fornero la contribuzione dei professionisti iscritti alla gestione separata Inps, sarebbe dovuta crescere ulteriormente in questi anni, per arrivare nel 2018 a quota 33,72%”. Proprio le polemiche seguite, ricorda Panorama, “hanno bloccato l’aliquota al 27,72%. Ma il governo ora vorrebbe per l’appunto tagliare l’aliquota della gestione separata Inps, “che potrebbe arrivare a quota 26-26,5%. Una quota nella quale avrebbe un peso maggiore la parte riferita a maternità e assistenza malattia, in modo da garantire anche coperture assistenziali minori”.