Dietro il boom delle partite Iva, registrato tra gennaio e marzo, ci sono ex dipendenti e pensionati. Basta dare uno sguardo ai numeri: la crescita percentuale maggiore di nuove partite Iva si registra nelle classi di età tra 51 e 65 anni (+26,1%) e oltre i 65 anni (+37,6%).
Incentivati da una tassazione favorevole (al 5% per chi comincia e al 15% poi), la partita Iva diventa quindi la nuova chiave d’accesso per chi è stato escluso o ha lasciato per ragioni anagrafiche il mercato del lavoro. È quanto emerge da un’analisi del Sole 24 Ore, in cui si legge:
“Il numero maggiore di aperture sempre tra gennaio e marzo riguardano le attività professionali e le consulenze tecniche. Le nuove attività professionali sono state 39.590 (con una crescita del 19,2% sullo stesso periodo 2018) seguite in valore assoluto dal commercio all’ingrosso e al dettaglio con 34.968 posizioni (anche se in questo caso l’incremento è contenuto nello 0,9%). Sostenuta la dinamica anche nell’istruzione dove la crescita è del 22,5%, di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+15,8%), costruzioni (+14,4%), sanità e assistenza sociale (+13,6%)”.
Il nuovo regime fiscale messo in campo dal governo, fa gola anche per via del sistema semplificato e con prelievo ridotto o ridottissimo.
“In questo caso – conclude l’articolo del quotidiano economico – diventa quasi più conveniente dichiararsi al fisco piuttosto che rimanere nel nero. Anche perché, tra i vantaggi, c’è quello di poter versare dei contributi e iniziare a costruire un montante in chiave previdenziale”.